La scuola dell’infanzia, culla e scuola di speranza

«Caro Papa Francesco, che cosa faceva Dio prima di fare il mondo?», chiese Ryan, un bambino del Canada, a Papa Francesco.

«Prima di creare il mondo Dio amava. Ecco cosa faceva Dio: Dio amava. Dio ama sempre. Dio è amore» fu la risposta di Papa Francesco a Ryan ma anche a ciascuno di noi.

Abbiamo iniziato l’anno scolastico che è appena terminato, con tante incertezze a causa del «nemico invisibile», il Covid 19, ma insieme ai bambini abbiamo sperimentato proprio questo: Dio ci ama! Il piccolo e subdolo virus ha solo rallentato le nostre attività, ma non ci ha certo fermati!!!

Sostenuti dalla consapevolezza che Dio ha in mano la storia di ciascuno di noi e la custodisce, perché prima di tutti e più di tutti gli stiamo a cuore, ogni limitazione, ogni ostacolo, di qualunque natura fosse, è diventato una opportunità e motivo di crescita e cambiamento. Anche se davanti alle difficoltà ci siamo sentiti a volte bloccati, la certezza di essere amati da Dio ci ha fatto trovare nuove risorse per andare avanti, reinventandoci e scoprendo nuove potenzialità dentro di noi.

Mai, come nel corso di questo anno scolastico, i bambini si sono «cercati», si sono «chiamati da lontano», non hanno rinunciato a sognare che prima o poi le distanze si sarebbero accorciate. Seppur inconsciamente, hanno fatto capire a noi adulti, genitori ed educatrici, che la SPERANZA va alimentata giorno per giorno, momento per momento e che nessuno, neppure un terribile virus, potrà rubarci il diritto ad alimentarla, perché è Dio che guida la storia ed Egli, proprio perché ci ama, vuole la nostra felicità.

Come scuola dell’infanzia, non abbiamo rinunciato a far vivere ai nostri bambini la quotidianità e perché no, anche la festa, pur nel rispetto delle regole e dei protocolli di sicurezza. È in questa prospettiva che al termine di questo anno scolastico abbiamo organizzato la festa dei REMIGINI, i bambini diventati «grandi».

È stato davvero un giorno speciale sia per i bimbi eccitatissimi, che per i genitori e insieme hanno ripercorso le tante emozioni vissute nei tre o quattro anni trascorsi alla scuola dell’infanzia.

I bambini hanno ritirato con orgoglio il loro diploma con tanto di tocco alla ricerca dello sguardo rassicurante della mamma e del papà. Ora si sentono grandi, e, per niente impauriti, guardano avanti.

I genitori da parte loro, felici, volevano condividere ogni dettaglio di questo momento, non farsi sfuggire nulla e si spostavano di qua e di là per poter scorgere, tra le teste degli altri genitori, il loro bambino e non perdersi niente. Li guardavano con gli occhi pieni di lacrime cantare, ballare, ritirare il diploma e abbracciare le maestre che in questi anni li hanno accompagnati ad un traguardo che in realtà è un nuovo punto di partenza.  

Sono state fotografate tante scene, che racchiudono un tesoro cioè le emozioni, la magia e il ricordo di questa giornata che non possono dimenticare insieme alla gratitudine per la fine di un ciclo che apre i bambini e le loro famiglie ad una nuova e sorprendente avventura.

Desideriamo riportare uno stralcio di una lettera inviataci da un papà, lettera che ci ha veramente aperto il cuore e incoraggiate a non arrenderci, anche quando gli ostacoli sembrano trasformarsi in muri insormontabili. Ci conferma nella speranza che con l’aiuto di Dio e con la forza della passione educativa possiamo continuare ad accompagnare genitori e bambini nel processo più importante: quello della educazione del cuore.

Scrive un papà:

«Sono convinto che questi tre anni siano stati per il mio bambino il meglio a cui un papà possa aspirare per il suo bene, ma anche una gioia perché sono stati tre anni in cui ha trovato figure educative capaci di far respirare il profumo della crescita e dello sviluppo delle autonomie, di far vivere la magia dell’apprendere, dell’imparare sempre e in modi sempre diversi, in situazioni diverse e con persone diverse, a condividere, tollerare, ad avere rispetto. Meglio di chiunque altro, avete insegnato a muovere i suoi primi passi verso l’autonomia, gestendo spesso l’ansia e le mille preoccupazioni di noi genitori a volte un po’ troppo apprensivi. Avete svolto il vostro lavoro con competenza e professionalità, ma soprattutto con amore, pazienza, umiltà e non avete temuto di essere chiare e oneste con le famiglie, anche quando per convenienza avreste potuto fare altro: la convenzione e il quieto vivere non sono punti di riferimento validi per far vivere e far crescere bambini in contesti sani…».

A questo punto non ci resta che dire a tutti e a ciascuno: GRAZIE!

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