È tempo di cambiare musica!

In margine al post «Come le corde di uno strumento» ci è arrivata una brevissima riflessione di una suora (ovviamente figlia dell’oratorio!) che ci pare completi il post stesso. E, poiché ci è giunta come condivisione più che commento, riteniamo opportuno darle uno spazio proprio.

Noi suore abbiamo familiarità con i «pensieri» di don Vincenzo e colleghiamo questa calda esortazione alla qualità delle relazioni comunitarie, come era infatti nelle intenzioni dl Fondatore quando le ha pronunciate.

Lette però alla luce della Evangelii gaudium  la riflessione si allarga al senso e alla missione oggi della vita religiosa nella chiesa e nel mondo.

Rimanendo nella metafora. La vita religiosa si è percepita per anni più come il violinista che come una corda del violino, cioè  più dalla parte di chi sa cosa e come fare, privandosi così dell’esperienza evangelica della fatica delle relazioni.

È tempo di prendere sul serio il fatto che non siamo i migliori, come affermava Enzo Bianchi.

È tempo di cambiare musica! Ce lo dice il Papa, e le circostanze ad intra e ad extra lo impongono.

È tempo di far vibrare le corde del cuore, di  vivere accanto alle persone non solo per uno scambio funzionale, ma assumendone le diversità e la complementarietà in modo consapevole e attento, protese a scorgere in sé e negli altri la comune vocazione alla costruzione del Regno, nella logica evangelica del dono reciproco, della fraternità e della condivisione.

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  1. Solo aggiungo é tempo di vivere una consacrazione vicina alla gente, in mezzo alla gente; lasciandoci toccare, incontrare…nella logica sconvolgente dell’incarnazione, di un Dio che si abbassa e non ha paura di essere “uno dei tanti…”

  2. Papa Francesco ai partecipanti al Forum internazionale di AC ha detto di essere laici e non clericali…E’ un messaggio che accolgo anch’io come religiosa – sono “christifideles laici” – sebbene non abbia mai “sostituito il prete”, impresa ardua e tentativo improprio. Magari invece mi è succeso di svolgere il mio compito di consacrata con una mentalità clericale, cioè con la tendenza a programmare e a controllare i risultati, sentendomi a motivo della “vocazione” un gradino più in alto.

  3. La diversità, in senso lato, arricchisce. Ne ho preso piena coscienza grazie al periodo trascorso in Ecuador. Arrivata in terra ecuatoriana 24 anni fa, quando ancora nei nostri paesi i migranti non erano così presenti come lo sono oggi, ho toccato, visto, respirato la diversità. Diversità di etnie, di clima, di tradizioni locali, di configurazione geografica (la costa, la sierra, la regione amazzonica). Io stesso ero diversa, ero straniera. Sempre oggetto di un grande rispetto da parte della gente, in quanto religiosa, ma alla fine straniera. Non è stato sempre facile adeguare il mio passo al loro, ma quanto ho imparato in termini di pazienza, accoglienza, apertura, astensione dal giudizio e dal pregiudizio. Questo per dire che nulla può impedire la nascita di una meravigliosa sinfonia, basta trovare la chiave di violino, il pentagramma è la vita stessa.
    San Vincenzo l’ha trovata questa chiave; mettiamoci in ascolto.