Avviare processi

In questi giorni molto è già stato scritto su papa Francesco, forse tutto. Televisione, social, giornali, radio, podcast, nessuno si è tirato indietro dal raccontare la storia e le scelte di quest’uomo che abbiamo sentito così vicino a noi per il suo stile e la sua umanità. Cos’altro resta da dire, ora che è già accesa la curiosità su chi sarà il suo successore, ora che i riflettori delle telecamere si stanno volgendo sul conclave imminente?

Forse non c’è più niente di inedito da raccontare, ma certamente resta molto da fare. Papa Francesco ha fatto quello che lui stesso auspicava per la sua, la nostra Chiesa: non ha occupato spazi ma ha avviato processi: «Il tempo inizia i processi, lo spazio li cristallizza. Dio si trova nel tempo, nei processi in corso. Non bisogna privilegiare gli spazi di potere rispetto ai tempi, anche lunghi, dei processi. Noi dobbiamo avviare processi, più che occupare spazi. Dio si manifesta nel tempo ed è presente nei processi della storia. Questo fa privilegiare le azioni che generano dinamiche nuove. E richiede pazienza, attesa».

Lui ha certamente privilegiato azioni nuove. In questi giorni si è ripetuto tantissimo quanti schemi abbia rotto andando a vivere a Santa Marta, indossando le sue scarpe nere e logore, portando la borsa da viaggio in aereo, mostrandosi in poncho e pantaloni. Ma i processi avviati da Francesco hanno una portata ben più ampia: la sinodalità, la presenza delle donne in ruoli di governo, la lotta contro il clericalismo e contro l’autoreferenzialità, per citarne alcuni. Sarà il tempo a dire se queste aperture genereranno anche dinamiche nuove e durature. Lui ha fatto la sua parte, ha gettato a larghe mani semi buoni di Vangelo, che se innaffiati e coltivati potranno dare frutti abbondanti. Ha creato spazi di dialogo e confronto, di cui abbiamo tanto bisogno per capire e discernere insieme le strade da percorrere «perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione». Francesco ha aperto le porte della Chiesa per uscire e andare incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo, non è stato fermo ad aspettarli ma si è mosso verso di loro. A noi ora il compito di non richiuderle di nuovo per trincerarci nelle nostre presunte sicurezze, ma rimanere, come suggeriva lui, «in costante atteggiamento di uscita per non cadere preda di una specie d’introversione ecclesiale».

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