Diritti, privilegi e bene comune (Fratelli tutti 12)

Leggendo e approfondendo la «Fratelli Tutti», dobbiamo ammettere che non è per niente scontato fare propria la mentalità che sottende una crescita genuina e integrale per tutti. È molto più facile credere che «più penso a me stesso/a, meglio sto. Mi dispiace tanto per gli altri, ma ciò che conta davvero è che stia bene io. Che c’è di male in questo?»

Troppo spesso non ci rendiamo conto che pensare (e di conseguenza agire) così, non è innocuo. Non è vero che non c’è nulla di male a pensare solo a se stessi. È proprio così che si formano squilibri sociali e strutture inique che, in nome dei propri diritti, creano privilegi per pochi a scapito del bene comune, dimenticando che «se il diritto di ciascuno non è armonicamente ordinato al bene più grande, finisce per concepirsi senza limitazioni e dunque per diventare sorgente di conflitti e violenze» (FT 111). A conferma di ciò, la «Fratelli Tutti» prosegue dicendo che «la distruzione di ogni fondamento della vita sociale finisce col metterci l’uno contro l’altro per difendere i propri interessi» (n. 113).

Occorre una vera e propria conversione, un cambio di mentalità che ci convinca che «non c’è vita dove si ha la pretesa di appartenere solo a sé stessi e di vivere come isole: in questi atteggiamenti prevale la morte» (FT 87). La via da percorrere per far prevalere la vita è quella della  «solidarietà, una parola che non sempre piace, che esprime molto più che alcuni atti di generosità sporadici. È pensare e agire in termini di comunità, di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni. È lottare contro le cause strutturali della povertà […], è far fronte agli effetti distruttori dell’Impero del denaro» (FT 116).

Papa Francesco evidenzia la differenza che intercorre tra i diritti primari e quelli secondari, una distinzione necessaria, che evita di trasformare un presunto diritto in un privilegio o in una realtà assoluta che perpetua nel tempo iniquità e ingiustizia; senza titubanze né reticenze Francesco – facendo riferimento alla dottrina sociale della Chiesa – pone anche il diritto alla proprietà privata tra quelli secondari: «La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata. Il principio dell’uso comune dei beni creati per tutti è il primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale, è un diritto naturale, originario e prioritario. Tutti gli altri diritti sui beni necessari alla realizzazione integrale delle persone non devono quindi intralciare, bensì facilitarne la realizzazione.  Accade però frequentemente che i diritti secondari si pongano al di sopra di quelli prioritari e originari, privandoli di rilevanza pratica» (FT 120).

Già nella Laudato si’ veniva detto che «la crisi finanziaria del 2007-2008 era l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici e per una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale». Purtroppo non c’è stato un ripensamento delle politiche economiche e sociali che governano il mondo. 

Ora abbiamo a nostra disposizione pochissimo tempo per evitare che le dannose conseguenze di questa mancata occasione diventino irreversibili e irrecuperabili. Vogliamo credere che l’umanità non sia così folle da volere il proprio suicidio, ma è necessario uno sforzo collettivo a tutti i livelli perché il potere enorme che abbiamo tra le mani venga usato per il bene e la vita di tutti. Forse non avremo un’altra possibilità.

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