Lettera aperta a don Amilcare Bombeccari

Carissimo don Amilcare,

dalla beatitudine dove ti trovi, non può esserti sfuggita la canonizzazione di don Vincenzo Grossi, tuo confratello e predecessore nella parrocchia di Vicobellignano. DSC_0018 (2) (640x334)Alla  maestosità della cornice artistica di piazza san Pietro in cui si è svolta la cerimonia e alla solennità che l’ha caratterizzata, si contrapponeva la severità serena che fluiva dall’immagine, esposta in bella mostra sulla facciata della basilica, di  questo umile sacerdote di campagna. Eh sì! Tanto umile e tanto campagnolo, almeno nell’aspetto, che quando hai saputo che  erano avviati i processi diocesani per la  sua beatificazione ed eri stato invitato ad offrire la tua testimonianza, non ti sei trattenuto dal comunicare il tuo pensiero schietto e netto.

Testimonianza di don Amilcare Bombeccari contenuta nella Positio super Virtutibus di don Vincenzo Grossi
Testimonianza di don Amilcare Bombeccari contenuta nella Positio super Virtutibus di don Vincenzo Grossi

Ti sembrava un po’ una  forzatura questa novità della beatificazione di don Vincenzo, o non era piuttosto un movimento extra diocesi «tendente ad affrettare la beatificazione»?, come hai scritto. Tu non l’avevi conosciuto di persona, e quindi eri un testimone di seconda generazione, ma potevi raccontare di lui perché tua mamma, originaria di Regona, l’aveva avuto come parroco, come pure la tua domestica Argilla, originaria di Vicobellignano. Di più, come suo secondo successore, giunto in parrocchia dopo appena 16 anni dalla sua morte, avevi ascoltato il racconto dei ricordi dei tuoi parrocchiani, quelli più devoti come quelli più lontani, a cui si aggiungevano quelli per i quali il tempo non era riuscito a lenire vecchie ruggini o risentimenti.

Sono sicura – e lo hai  scritto anche in una lettera al tuo carissimo amico don Felice Patrini! Ricordi quella lettera del 14 marzo 1950? – che  non avevi alcun dubbio sulla santità di don Vincenzo e la prova la indicavi proprio

Lettera autografa di don Amilcare Bombeccari a Mons. Felice Patrini sulla santità di don V. Grossi
Lettera autografa di don Amilcare Bombeccari a Mons. Felice Patrini sulla santità di don V. Grossi

nell’avere resistito, lui così zelante ed attivo, per trentaquattro anni a vivere in una parrocchia dominata dall’indifferenza, «non potuta vincere neppure a prezzo di gravi sacrifici».

La  tua deposizione, però, ha avuto lo stesso effetto di un sasso nello stagno: hai creato un po’ di confusione e sospetto. Volevi invitare la commissione a ritardare i processi e a lasciar passare ancora un po’ di tempo. Non c’era nulla di oscuro nelle tue intenzione, sapevi che certi racconti che ti avevano fatto su don Vincenzo erano costruiti con una briciola di verità e una montagna di fantasia, per cui pensavi che  sarebbe stato utile far passare ancora un po’ di tempo perché  emergesse meglio la sua statura morale e spirituale di parroco. A sostegno delle tue affermazioni hai portato la motivazione del concetto comune che si ha della santità. In altre parole, un santo secondo  la gente, fa miracoli, va in estasi, risolve tutti i problemi delle persone che ricorrono a lui, non sbaglia mai, ancora vivente ha dei punti in più rispetto ai comuni mortali, e soprattutto i suoi meriti sono evidenti agli occhi di tutti.

Testimonianza di don Amilcare Bombeccari nella Positio super virtutibus di don Vincenzo Grossi
Testimonianza di don Amilcare Bombeccari nella Positio super virtutibus di don Vincenzo Grossi

In quel momento, – erano gli anni cinquanta – riconoscere santo don Vincenzo Grossi, era come togliere un po’ di splendore alle aureole degli altri santi, o autorizzare ad allargare le maglie del filtro che separa i santi da altare da quelli comuni.

Purtroppo, carissimo don  Amilcare, c’è stato un fraintendimento delle tue parole. Tu avevi solo suggerito di tenere in considerazione la mentalità della gente, soprattutto di quella poco praticante. Da parte tua e per esperienza diretta sul campo, non avevi alcuna incertezza  nella possibilità di poter affidare «alla protezione (di don Vincenzo)  ogni atto parrocchiale e a lui ricorrevi fiducioso nelle tue difficoltà pastorali pregando così: ’Tu lo sai bene che parrocchia è Vicobellignano…ed allora aiutami!’». Anche questo scrivevi in quella famosa lettera al tuo amico monsignore!

È stato un cammino un po’ travagliato, e tu lo sai bene, perché forse si cercavano testimonianze da scoop e invece i testimoni per lo più raccontavano di una vita normale, dove la straordinarietà aveva lasciato il posto alla fedeltà.

Ci sono state le deposizioni devote e benevole delle suore, quelle più libere dei confratelli, come pure quelle più realistiche dei parrocchiani, dei mezzadri e dei fittavoli. I racconti hanno fatto emergere piano piano un santo feriale, alla portata di tutti, tanto vicino da non riuscire a immaginare che potesse esserci «distanza»  tra lui e noi. Una distanza creata, in verità,  dalla fedeltà – quella sì eroica e straordinaria – a Dio e alla sua causa.

E così passo dopo passo, per don Vincenzo è arrivata la proclamazione a Beato e oggi a Santo.

Questa mia lettera  non vuole essere una rivendicazione, ma in un certo senso una riconciliazione: sei stato tenuto a distanza per un po’ di tempo dalle stanze dove si lavorava per l’avanzamento della causa di beatificazione di don Vincenzo.

So, per personale e diretta conoscenza, che anche tu fai parte della schiera dei santi parroci straordinariamente fedeli alla ordinarietà, una ordinarietà che richiama alla mente le giornate nebbiose della bassa quando i contorni del paesaggio sfumano e tutto sembra grigio e informe.

I santi non stanno più sugli altari, e tu lo sai bene, camminano con noi, vicino a noi, ci aprono la strada con la loro testimonianza. San Vincenzo ci  ha indicato la via… e ci precede. E su questa strada intravvedo anche te, carissimo don Amilcare, avviato non so se per la gloria degli altari…, certamente per la gloria eterna della comunione con Dio e con tutti i suoi santi.

Una figlia dell’Oratorio, tua ex parrocchiana

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