Uomo di preghiera
Raccontano che nella canonica di Regona avesse praticato una finestrella che dalle stanze della abitazione consentiva di affacciarsi sul presbiterio.
Oggi è stata ripristinata sulla base di una testimonianza riportata agli atti dei processi. Non era insolita questa pratica nelle canoniche appena adiacenti la Chiesa e aveva lo scopo principalmente di sorvegliare il luogo sacro e le suppellettili ivi custodite. Non erano infrequenti, infatti, furti sacrileghi. Raccontano i testimoni che don Vincenzo usasse quella guardiola anche per la preghiera notturna personale. La sua presenza in chiesa era assidua nel corso della giornata ma era a disposizione di chi desiderava confessarsi o intrattenersi con lui, per cui lasciava alle ore notturne la preghiera più strettamente personale e lo faceva senza timore di essere interrotto.
Pregava anche quando percorreva a piedi la strada, una preghiera vocale nella quale si faceva accompagnare da chi camminava con lui. Trasmetteva in questo modo quanto il vangelo suggeriva sulla necessità di pregare sempre senza stancarsi, non per fare pressione su Dio con tante richieste, ma per dare un senso sacro al tempo.