Effetti nel tempo di un parroco in cura d’anime
Ogni anno, puntualmente, in modo ufficiale da quando ne è stata proclamata la santità, celebriamo con riti e iniziative simili la memoria liturgica di san Vincenzo Grossi.
È il nostro fondatore e quindi è naturale che ne esaltiamo, almeno per alcuni giorni, la sua persona, il suo ministero, la sua santità. Ma… nei decreti pontifici emessi nelle diverse fasi dell’iter canonico, l’accenno alla fondazione è un dettaglio non sostanziale.
La fondazione dell’Istituto, infatti, non è stata fondamentale per la dichiarazione di santità. Per le cronache, l’Istituto è stato il promotore del riconoscimento ufficiale.
Certo tra Lui e le sue suore è nato un legame di paternità spirituale, tanto che al principio della vocazione personale ad essere figlie dell’oratorio c’è il DNA del padre, di lui don Vicenzo Grossi, ideatore e iniziatore della nuova famiglia religiosa.
La Chiesa ne evidenzia le caratteristiche di «pastore». Don Vincenzo è stato sempre un parroco. Aveva coltivato la mentalità della «cura d’anime» dal seminario e aveva fatto i primi passi in occasione di incarichi brevi, per poi lanciarsi con tutte le sue risorse nelle due parrocchie, dove è rimasto più a lungo.
Ha mantenuto la mentalità e il cuore di parroco anche nel dar vita all’istituto. Le suore dovevano essere collaboratrici strette dei parroci nelle opere della parrocchia.
L’evoluzione sociale e storica ha portato le suore ad occuparsi anche di servizi fuori dal contesto parrocchiale, ma questo non ha cancellato il DNA: la cura d’anime in parrocchia.
Oggi, continuiamo ad incarnare ed esprimere il senso parrocchiale non tanto per i possibili ruoli da leader che abbiamo ancora in questo ambito, ma perché viviamo della vita della parrocchia come christifideles laici. Era quello che don Vincenzo voleva per le sue suore, dichiarandolo per iscritto nelle primissime regole: vivono della vita della parrocchia.
E il verbo vivere comprende sia la dimensione del dare che del ricevere, in esso non c’è un prima e un dopo, un di più e un di meno, ma c’è un intercambio continuo perchè è vita.