Tra le rovine di questo mondo (Dilexit nos – 8)

I mezzi di comunicazione che abbiamo a disposizione ci sbattono in faccia senza remore immagini terribili. Se nel 2001 siamo rimasti tutti sconvolti nel vedere in diretta tv l’attentato alle Torri Gemelle a New York, oggi possiamo dire di essere quasi assuefatti alla morte e alla distruzione che quotidianamente vediamo scorrere sui nostri schermi, fissi o portatili che siano. La cosiddetta «pornografia del dolore» ci ha abituati a vedere di tutto, senza quasi più sussulti. Ha indurito i nostri cuori e creato una crosta di indifferenza e distacco. L’iperstimolazione a cui siamo sottoposti ha creato l’effetto contrario alla vicinanza. Una maggior conoscenza ci ha reso avvezzi al male e ci impedisce di lasciarci toccare e interpellare dalla sofferenza e dalle ingiustizie patite da tanti fratelli e sorelle. Stiamo lasciando in questo mondo «rovine accumulate dall’odio e dalla violenza» davanti alle quali non possiamo più chiudere gli occhi. «Siamo chiamati a costruire una nuova civiltà dell’amore» (DN 182). I venti di guerra, anziché placarsi, crescono, alimentati da «una mentalità dominante che considera normale o razionale quello che in realtà è solo egoismo e indifferenza» (DN 183). Sono strutture sociali alienate e alienanti e occorre riparare tali strutture, tenendo conto che «riparare il danno fatto a questo mondo implica anche il desiderio di riparare i cuori feriti, dove si è procurato il danno più profondo, la ferita più dolorosa» (DN 185).

Ma da dove si comincia? Come offrire consolazione a tanti cuori feriti? Come consolare se anche il nostro cuore a volte è arido, duro e spaventato? «Una riparazione completa a volte sembra impossibile, quando beni o persone care vengono persi definitivamente o quando certe situazioni sono diventate irreversibili» (DN 186). La nostra fede è chiarissima su questo: solo abbeverandoci alle sorgenti del cuore di Gesù potremo essere consolati per consolare. «Nel Cuore trafitto di Cristo si concentrano, scritte nella carne, tutte le espressioni d’amore delle Scritture. Non si tratta di un amore semplicemente dichiarato, ma il suo costato aperto è sorgente di vita per quanti sono amati, è quella fonte che sazia la sete del suo popolo» (DN 101).

«Egli ci permette di amare come Lui ha amato e così Egli stesso ama e serve attraverso di noi. Un cuore umano che fa spazio all’amore di Cristo attraverso la fiducia totale e gli permette di espandersi nella propria vita con il suo fuoco, diventa capace di amare gli altri come Cristo, facendosi piccolo e vicino a tutti» (DN 203).

La festa del Sacro Cuore che abbiamo celebrato pochi giorni fa si offre come opportunità concreta e reale per rompere la scorza del nostro cuore e lasciarci invadere dall’amore di Gesù, che sempre porta a spendersi per gli altri senza calcolo e senza dire mai «può bastare fin qui». «Lui solo può liberarci da questa febbre in cui non c’è più spazio per un amore gratuito. Egli è in grado di dare un cuore a questa terra e di reinventare l’amore laddove pensiamo che la capacità di amare sia morta per sempre» (DN 218).

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