Salve, Regina! (1)

La Salve Regina è ritenuta un piccolo gioiello letterario e religioso per l’originalità ritmica, lo slancio dei sentimenti, la supplica piena di fiducia. Rappresenta il «saluto» rivolto alla Vergine, l’invocazione alla fonte di misericordia, dolcezza e speranza dell’intera umanità. Una preghiera eterna che nel tempo ha portato sotto il mantello della Madre di Dio le preoccupazioni, i ringraziamenti e le richieste di intercessione di generazioni di fedeli.

In questo mese di maggio già inoltrato, condividiamo alcuni post che ci aiutano a entrare nel cuore di questa antifona e a pregarla con l’attenzione del cuore.

Tra le antifone mariane la Salve Regina ha sempre goduto di larga popolarità fra i cristiani, per le parole profondamente umane che offre per rivolgersi fiduciosi a Maria, «madre di misericordia, vita, dolcezza, speranza nostra».

Nata nel medioevo, il periodo della grande devozione a Maria, è stata attribuita a diversi autori, ma oggi quasi sicuramente si ritiene che sia stata composta dal monaco benedettino Ermanno di Reichenan, dal nome del monastero presso l’isoletta del Lago di Costanza dove fu destinato fin da piccolo per la sua malformazione fisica e dove vi rimase per tutta la vita.

Inizialmente la Salve Regina era una antifona esclusivamente in uso presso i monasteri e cantata nelle feste mariane durante le processioni legate alla liturgia monastica di queste feste. I monaci di Cluny la introdussero come antifona al Benedictus e al Magnificat.

Dai monasteri si diffuse anche tra gli ordini mendicanti. I Domenicani e i Frati Minori la cantavano dopo la recita di Compieta. I Servi di Maria si distinsero per l’uso più frequente, introducendone il canto al termine di ogni ora liturgica e dopo la mensa comune e perché tutti i frati presenti in convento potessero parteciparvi venivano chiamati con il suono della campana.

Il più famoso dei Servi di Maria, Davide Maria Turoldo, in una composizione poetica, presenta in modo suggestivo il rapporto filiale tra la Vergine e i suoi Servi proprio in relazione a questa antifona:

«Quanti frati e quale coro di voci a salutarmi ogni sera!

Ed io senza fare che si accorgessero,

con lieve sorriso, a salutarli ogni sera uno per uno».

Dall’essere espressione della pietà monastica, una volta adottata dagli Ordini mendicanti ha acquisito un posto rilevante nella pietà popolare e per rendere più coinvolgente l’ossequio serale alla Madonna, veniva cantata dopo i vespri e vi si aggiunse la consuetudine di aspergere con acqua benedetta il popolo durante il canto dell’antifona.

Rispondi