Echi dal Congresso Internazionale: «Giovani e scelte di vita» (3)

Discernimento

Per aiutarci a comprendere meglio la realtà mondiale, sono state sottoposte alla nostra attenzione analisi riguardanti la complessità della gioventù africana, asiatica, sud americana e polacca.

In tutte le realtà osservate – che si caratterizzano per alte percentuali di giovani rispetto alla popolazione – si è evidenziato un indebolimento dei modelli strutturali e di istruzione: famiglia, istituzioni religiose e scuola hanno perso un po’ dappertutto la loro egemonia in termini di istruzione e di creazione della personalità dei giovani.

I paesi osservati sono al tempo stesso regioni di speranza e di disperazione. Tutti soffrono di dipendenza da gadget e tecnologia, distrazioni urbane, deviazioni e perdita di concentrazione. È urgente un’istruzione che plasmi giovani con formazione accademica, tecnicamente competenti, con stabilità economica, persone mature ed oneste, che aiutino nella costruzione delle rispettive nazioni e adempiano alle loro più profonde aspirazioni e sogni.

L’interessante analisi sui millennials (ossia i nati tra il 1983 e il 2003) della (sempre meno) «cattolica Polonia», ha messo in risalto fenomeni attuali in diverse parti del mondo, Italia compresa.

Questi giovani non conoscono un mondo senza elettronica. Nati dopo la caduta del comunismo, sono entrati nella realtà ben più equipaggiati dei loro genitori. Sono sicuri di se stessi, dotati di creatività, desiderano guadagnare e svolgere un lavoro soddisfacente; non sognano di metter su famiglia; preferiscono «usare» invece che «avere»; si sentono a proprio agio nella loro nicchia e nella vita «on line»; non riconoscono le gerarchie e si sentono esperti in molte cose; non sono turbati dai problemi dell’ambiente o del mondo, non riconoscono la politica, e pensano che nessuno possa imporre loro nulla. Per loro la fede non è indispensabile alla vita, l’insegnamento della chiesa non è adattato alla realtà e il Vangelo non è percepito come «utile». Molti sono annoiati e tanti di loro non sono capaci di entrare in relazione con loro stessi.

In un contesto simile, a noi educatori è richiesto di costruirci l’autorità nel cuore dei ragazzi, di essere coerenti, credibili, trasparenti, di appassionarci a ciò che li appassiona per porre una base per il dialogo. Anche se ci sembrano impermeabili, se sembrano vivere in un mondo nel quale non sappiamo entrare, una via d’accesso c’è e non possiamo esimerci dal ricercarla.

Dobbiamo avere orecchie e cuore aperto per ascoltare il grido di coloro che chiedono ascolto, presenza gratuita, accoglienza; di coloro che chiedono di poter esprimere in libertà il loro pensiero e di non essere trattati come persone che non sanno nulla di come va il mondo.

Per accompagnare ci vuole conoscenza; per conoscere è necessario ascoltare: che il nostro orecchio sia collegato con il cuore per ascoltare, discretamente, gratuitamente e senza limiti di tempo, ogni giovane. Ascoltare è rinnovare e creare. Che sia una forza contagiosa anche per i giovani stessi, affinché, sentendosi ascoltati e amati, possano poi ascoltare ed amare i loro coetanei, in un circolo virtuoso.

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