Trasfigurarsi: uscire dalla comfort zone

Il messaggio del papa per la Quaresima in cui già siamo immersi fa riferimento all’episodio evangelico della trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor, episodio proclamato la scorsa domenica, seconda di quaresima.

Francesco ci ricorda che «anche se i nostri impegni ordinari ci chiedono di rimanere nei luoghi di sempre, vivendo un quotidiano spesso ripetitivo e a volte noioso, in Quaresima siamo invitati a “salire su un alto monte” insieme a Gesù, per vivere con il Popolo santo di Dio una particolare esperienza di ascesi».

Il tempo di Quaresima è un tempo di movimento. Trasfigurare infatti significa far cambiare d’aspetto o d’espressione, assumere un aspetto diverso da quello normale e consueto. E ogni cambiamento richiede la disponibilità a «mettersi in cammino, un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna. Questi requisiti sono importanti anche per il cammino sinodale che, come Chiesa, ci siamo impegnati a realizzare». 

Il pontefice mette in parallelo il processo sinodale e il brano evangelico, sottolineando come il primo «appare spesso arduo. A volte ci potremmo scoraggiare. Ma quello che ci attende al termine è senz’altro qualcosa di meraviglioso e sorprendente, che ci aiuterà a comprendere meglio la volontà di Dio e la nostra missione al servizio del suo Regno».

È vero, il sinodo in corso è qualcosa che non può lasciarci come prima e di cui non conosciamo l’esito finale. Questo ci mette in crisi, al contrario di stasi e immobilità, che spesso associamo a garanzie, certezze e sicurezza, almeno nell’immediato. Ma «Il cammino ascetico quaresimale e, similmente, quello sinodale, hanno entrambi come meta una trasfigurazione, personale ed ecclesiale». Se vogliamo raggiungerla, è inevitabile la prospettiva di uscire dalle nostre “comfort zone”, che ci illudono sulla controllabilità del futuro. Il Vangelo ci spinge a lasciare gli scudi che costruiamo contro le incertezze del domani, a non accontentarci di portare avanti senza discernimento le abitudini di sempre, perché potrebbero trasformarsi in un potente antidoto contro la voglia di osare e di rischiare, e – di conseguenza – di trasfigurarci.

L’evangelista Matteo ci dice che «i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore». Si sentono spiazzati, disorientati, assorbiti in qualcosa di più grande di loro e che sfugge al loro controllo. È un passaggio obbligato anche per noi, per quanto faticoso e scomodo. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”. La luce che Gesù mostra ai discepoli è un anticipo della gloria pasquale, e verso quella bisogna andare, seguendo “Lui solo”.

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