Gli occhi pastorali del Vescovo Bonomelli (Guardare don Vincenzo con … 6)

La diocesi di Cremona, quando il vescovo Mons. Geremia Bonomelli vi fece il suo ingresso, l’8 dicembre del 1871, si trovava in una situazione disastrosa. Agli occhi del nuovo pastore apparve un «quadro lacrimevole» in particolare riguardo le condizioni del clero, di cui scrisse che molti erano «nel fango fin sotto gli occhi» per apostasia, decadenza religiosa e spegnimento delle forze spirituali. Ma non era tutto.

Nella prima decade del suo ministero dovette assistere ad una vera emorragia tra i presbiteri, alcuni allontanati da lui stesso per apostasia, altri per volontario abbandono dello stato clericale.

Bonomelli voleva, però, vedere con i propri occhi i settecento sacerdoti disseminati nelle 222 parrocchie e dedicò i primi dieci anni del suo ministero alle visite pastorali.

L’incontro con don Vincenzo avvenne nel 1876 a Regona, frazione di Pizzighettone, dove era parroco da soli tre anni.

Gli agiografi ci hanno tramandato numerosi aneddoti sulla relazione fra i due, a loro parere non idilliaca, ma piuttosto burrascosa. Fortunatamente ci sono i diari personali di Bonomelli, le sue note pastorali negli archivi della curia e altri manoscritti come la corrispondenza intercorsa fra i due, documenti storici che non lasciano trasparire una relazione difficoltosa, ma piuttosto stima, apprezzamento e fiducia da una parte e obbedienza sana e responsabile dall’altra. Vissero in contemporaneità uno come parroco e l’altro come vescovo per ben 24 anni.

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