Prove pratiche di sinodalità

I responsabili degli organismi USG e UISG (unioni internazionali di superiore/i generali) in concomitanza con l’indizione del Sinodo ecclesiale hanno ritenuto utile offrire alcuni suggerimenti ai religiosi perché questo evento non ci trovi distanti o poco interessate, a motivo del fatto che parecchie di noi non vi sono coinvolte direttamente.

L’intento del Papa nell’indire il Sinodo è di andare ben oltre all’evento ecclesiale in sé, infatti, egli auspica che si diffonda uno stile sinodale ad ogni livello ecclesiale, che la partecipazione e il coinvolgimento diventino prassi ordinaria.

Sebbene i suggerimenti che UISG e USG offrono non siano da considerare prescrizioni e nemmeno ricette ma opportunità, consideriamo utile riportarli, anche solo in sintesi.           

Nella prassi delle comunità religiose sono previste piccole esperienze di sinodalità, ma per diversi motivi capita che non siano praticate o più semplicemente attuate senza considerarle opportunità per crescere nello spirito di condivisione. Quelle suggerite dall’UNIONE dei Superiori/e maggiori non sono una proposta tanto innovativa ma un incoraggiamento a recuperare una dimensione intrinseca alla vita religiosa, anche se considerata difficoltosa e a volte problematica. C’è nella vita consacrata, di fatto, una sinodalità che nasce dalla fraternità e dalla condivisione sia nella vita comunitaria sia nell’impegno apostolico.

Il metodo proposto è quello tradizionale, quello cioè del dialogo comunitario che, se ben condotto, è un autentico esercizio di sinodalità.

A livello comunitario, di volta in volta, si possono concretizzare i seguenti suggerimenti:

  1. raccontare piccole storie di sinodalità individuate in comunità, in parrocchia, nella realtà pastorale, nelle realtà sociali…
  2. condividere segni di sinodalità che portano frutto e che rileviamo tra noi, nella Chiesa, nel mondo di oggi,
  3. riconoscere la zizzania che minaccia la sinodalità  e che la rende impraticabile o inoperante, cioè i casi in cui la sinodalità è stata negata o maltrattata,
  4. fare semplici e concrete proposte di azione perché la sinodalità possa diventare realtà nella comunità.

Applicando il metodo della conversazione spirituale, svolta senza discussione, viene promossa la partecipazione attiva di tutti, l’ascolto attento, il parlare riflessivo e il discernimento spirituale.

All’ascolto si può far seguire una pausa di riflessione e quindi un momento in cui ciascuna partecipante condivide ciò che l’ha colpita di più.

La riunione può essere conclusa, quindi, con preghiere spontanee.

Nulla di nuovo sotto il sole!

La novità è provare a vivere questo tempo del Sinodo ecclesiale come un tempo favorevole per assumere uno stile sinodale anche nelle comunità religiose.

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