Il venditore di cravatte nel deserto

(Liberamente tratto da una omelia di don Paolo Alliata, presbitero della diocesi di Milano)

Un esploratore si era perso nel deserto e aveva una sete tremenda. Ad un tratto scorse un beduino, lo raggiunse supplicandolo di vendergli dell’acqua! Ma il beduino gli rispose che vendeva solo cravatte e insistette perché ne comprasse una, dicendogli che poteva essere l’occasione della sua vita, che poteva tornargli utile… Al disappunto l’esploratore aggiunse la rabbia e lo mandò al diavolo replicandogli che cosa poteva farci con una cravatta se lui stava morendo di sete. Poi proseguì nella sua disperata ricerca di acqua, sempre più stremato. Trascinandosi ancora a lungo sotto il sole cocente, e temendo che fosse un miraggio, ad un tratto si trovò davanti ad un lussuoso ristorante. Con le ultime forze rimaste arrivò all’ingresso, ma il poveretto, che supplicava con un fil di voce un po’ d’acqua, venne prontamente bloccato dalla guardia che gli disse: «Mi spiace, questo è un ristorante di lusso e si può entrare solo con la cravatta».

A volte soccombiamo perché, di fronte ad un aiuto fuori da ogni logica, che riteniamo assolutamente inadeguato al nostro problema, lo scartiamo e poi magari si rivela come la soluzione creativa ed efficace.

Perché non prendere semplicemente il problema da un’altra prospettiva? Rimanere nella medesima posizione potrebbe portarci a precluderci da soli altre strade e altre possibilità.

Si tratta, a volte, di dover imboccare sentieri inattesi, improbabili, che sembrano sviare dal problema. La cravatta nel deserto non è la soluzione alla sete, ma potrebbe indicare l’urgenza, la necessità di uscire dall’accanimento a continuare come si è sempre fatto.

Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a farle sempre allo stesso modo. Le cose cambiano se cambia il nostro modo di starci dentro. Pensare vie nuove…forse vuol dire cambiare prospettive, avere il coraggio di essere creativi anche quando la via nuova sembra non rispondere in modo immediato al problema.

A comprendere che cosa può significare questo per le nostre realtà personali, comunitarie e di Istituto oltre che pastorali, e che cosa comporterebbe concretamente, potrebbe aiutarci il discernimento a cui siamo chiamati, in questa attuale congiuntura tanto complessa.

 

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