Tota pulchra

Quando durante la novena dell’Immacolata don Vincenzo, intonava l’inno del Tota pulchra sapeva che sarebbe stato percorso da un brivido per l’intensità del coro dei presenti che cantavano un latino molto semplice che tutti capivano. Veniva proclamata la bellezza di Maria così consueta nelle immagini sacre a loro familiari e che ornavano la chiesa e le cappelle. Don Vincenzo voleva però far capire alla gente che quella delle immagini era solo una rappresentazione pittorica di una bellezza interiore, gratuita e divina, da cui in qualche modo non erano esclusi tutti loro, i credenti.

Nella festa dell’Immacolata, preparò questa omelia che iniziò con una preghiera:

Dolce Madre d’amore, Maria Immacolata, fa’ che le mie parole gradiscano a Dio, gradiscano a te, e siano di profitto a chi mi ascolta.

E incominciò immaginando un colloquio con Adamo ed Eva. 

«Voi che eravate stati fatti a immagine di Dio, avete perso qualcosa della vostra somiglianza con Lui e dopo di voi, noi tutti. Non potete negare la bruttezza del peccato. Ma quando il Signore ha voluto formare Maria ha rinnovato lo spettacolo dei primi giorni della creazione: faciamus hominem ad imaginem et similitudinem nostram, facciamo una creatura a nostra immagine e somiglianza.

Come la prima volta ha fatto con te, Adamo, anche per la Vergine Immacolata, Dio ha guardato se stesso e un nuovo capolavoro è uscito dalle sue mani. 

Iddio ha soffiato sul volto ammirabile di Maria quello stesso spirito con cui aveva animato te, Adamo; ha messo nel cuore di Maria quella rettitudine originaria che era sparita dal tuo cuore e da quello del resto dell’umanità.

E se il Signore parlava con voi a faccia a faccia,  e vi benediva nel paradiso terrestre, ecco che ora sembra  trovare nella nuova creazione, in Maria, maggiori delizie:  Ecce tu pulcra es, amica mea; tota pulcra es. Ecco, amica mia, tu sei bella; sei tutta bella.

Iddio che trova dei difetti negli astri più brillanti, e delle imperfezioni nelle intelligenze che circondano il suo trono, trova invece il cuore di Maria senza macchia, macula non est in te».

E rivolgendosi ai fedeli presenti, don Vincenzo aggiunse per concludere: «Ciò che è avvenuto in Maria, prima creatura dell’umanità redenta, avviene in ciascuno di noi. La festa dell’Immacolata è la festa dell’immagine di Dio impressa in noi con il Battesimo. Tutta la nostra esistenza altro non è che la fatica di liberare ciò che il Creatore ha racchiuso in noi, quando ci guardò «e vide che l’uomo era cosa molto bella» (Gn 1, 31).

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