“ALZATI! Ti costituisco testimone di quel che hai visto!” (At 26,16) (GMG 2021-7 )

Nel messaggio di Papa Francesco, in occasione della XXXVI Giornata mondiale della Gioventù, ho colto, anche questa volta, la grande considerazione che ha dei giovani. Una considerazione senza fini utilitaristici, che non strumentalizza, che non cavalca l’onda del momento presente che ricorre alla fascia giovanile per fare business, creando all’infinito bisogni effimeri. È sotto gli occhi di tutti, purtroppo, la deriva a cui tanti approdano, preoccupati solo di aumentare il numero di «followers» sui social. Ma il papa non ha paura di esigere da loro quello che sono in grado di dare, così come sono e dove sono, come è stato per S. Paolo. È l’impegno dell’educare, cioè del tirare fuori. Non si tratta di portare i giovani in un altro mondo, diverso dal loro, dal loro bisogno di cercarsi, di stare insieme anche se, paradossalmente, vivono in gruppo da isolati, sempre con le cuffiette nelle orecchie. I ragazzi hanno bisogno di sentirsi amati, è questo il loro bisogno da soddisfare.

L’esperienza in Acisjf di questi anni mi vede a contatto con le giovani che ospitiamo nella Casa, per motivi prevalentemente di studio. Il mio stare in mezzo a loro prende la forma di una presenza discreta. Le ragazze hanno i loro riferimenti significativi fuori dal pensionato, contatti importanti nei luoghi dello studio che frequentano, anche se stabiliscono legami di amicizia tra di loro ospiti. In prima persona mi trovo più facilmente a mettermi da parte e a lasciarle nel loro mondo. Il messaggio del papa mi suggerisce che, se pure è necessario entrare in punta di piedi nella loro vita, è fondamentale fare in modo che le giovani si pongano consapevolmente la domanda: «Chi sei, o Signore?» perché la mia vita di consacrata lo lascia trasparire. 

E qui mi tiro la zappa sui piedi perché il monito «Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto!» è rivolto prima a me. Sono io, prima di tutto e di tutti, che devo fare l’esperienza di giungere a chiamare la cecità con il suo nome. Arrivare a convincermi sempre più che solo camminando insieme è possibile testimoniare l’incontro con Gesù Cristo. È un processo di interazione vicendevole: provocare e lasciarsi provocare.

«Giovane alzati! Incomincia a riprendere la posizione eretta, quella che consente di guardarci negli occhi stando alla stessa altezza. Fidati di chi ti dice, in diversi modi, di prendere coscienza della tua dignità, che non dipende da chi sei socialmente o da cosa fai».

Suor Giuseppina Sgariboldi

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