Portare la Croce (Una parola… 19)

«Prenda la sua croce e mi segua».

È una delle frasi più celebri, più citate e più fraintese del Vangelo. È stata interpretata come esortazione alla rassegnazione: soffri con pazienza, accetta, sopporta le inevitabili croci della vita.

Ma Gesù non dice «sopporta», dice «prendi»: non subire passivamente, ma prendere, attivamente.
Lo sa bene san Vincenzo Grossi che scrive: «Ma che significa la parola croce? Significa accogliere tutto ciò che è contrario alla volontà, allo spirito, alle affezioni.

Che ciò provenga giustamente o ingiustamente, da Dio o dagli uomini o dal demonio o da noi stessi; che ciò sia di dentro o di fuori, che contrasti allo spirito o al cuore, che danneggi il portafogli o la sanità o i progetti dell’avvenire: poco importa.

E tra queste croci che chiamo involontarie è necessario annoverare quelle che ci vengono dai buoni. Questi alcune volte si credono obbligati a contraddirci, a perseguitarci. S. Ignazio fu accusato davanti al S. Uffizio come eretico. S. Filippo Neri davanti al Cardinal Vicario come un rilassato. Noi siamo invitati da Gesù Cristo a portare la croce com’egli l’ha portata, non solo senza lamenti e senza scoraggiamenti, ma anche con una santa gioia e con una celeste speranza. Cerchiamo anche di portarla con amore, perché l’amore cambia la croce in fardello assai dolce». 

Il sogno di Gesù non è uno sterminato corteo di uomini, donne, bambini, anziani, tutti con la loro croce addosso, in una perenne Via Crucis dolorosa, ma l’immensa migrazione dell’umanità verso più vita.

 

Sostituiamo la parola croce con amore e vedremo che la vita fiorisce.

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