Il nome di Maria

Il nome di Maria di Nazareth appare per la prima volta nei vangeli nel racconto dell’Annunciazione, ma non da solo: vi si nomina Dio, l’angelo Gabriele, il villaggio di Nazareth, la regione della Galilea, il promesso sposo Giuseppe, la cugina Elisabetta, l’antenato del casato, Davide: sette nomi, simbolo della pienezza. La pienezza dei tempi!

Maria non è fuori dal tempo e dallo spazio, come può succedere a noi quando viviamo certe esperienze spirituali, ma è inserita in uno scenario, non costruito a bella posta per la circostanza così straordinaria, quella della Annunciazione. Ci sono i riferimenti religiosi, quelli geografici, quelli progettuali, quelli del parentado e del casato a cui appartiene.

A Maria, che vive da almeno una quindicina di anni in quel contesto, Dio non chiede di uscire per compiere la sua vocazione. Continuerà ad essere Maria di Nazareth, la sposa di Giuseppe, la madre di Gesù.

Presso i monaci e i consacrati c’è stata per secoli l’usanza di cambiare il nome al momento della professione religiosa, che era considerata una rinascita, un nuovo battesimo. Una usanza da non recriminare perché anche ad Abramo fu cambiato il nome, come pure a Pietro.

Riguardo a Maria, Dio ha fatto un’altra scelta: le ha lasciato il nome che avevano deciso per lei i suoi genitori, perché, fondamentalmente, Lui non cancella ma trasforma, non aliena ma assume.

 Maria non è, infatti, solo Maria di Nazareth, è madre di Gesù, madre di Dio e madre nostra.

Ripetere il nome di Maria, invocarla, nominarla non è lo stesso che ripetere vari nomi di personaggi amici di Dio: lei è la Madre. Non a caso la tradizione spirituale cristiana, inizia la seconda parte dell’Ave Maria, con l’invocazione “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi…

Anche il poeta Alessandro Manzoni nella sua Ode “Il nome di Maria” canta:

«Maria è il nome tuo.
A noi, Madre di Dio, quel nome sona».

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