Il Prete! (Una parola… 17)

La sottolineatura del sacerdozio come ministero ha portato spesso a trascurare l’essenza della consacrazione sacerdotale, il suo significato teologico e spirituale.

San Vincenzo Grossi ha avuto una cognizione molto precisa della dignità del sacerdozio e scrive: «Il Prete non deve perdere mai l’applicazione a Dio nei suoi impegni… Se un sacerdote vivesse estraneo alla vita interiore, alla vita di Cristo in Lui, non sarebbe che un cembalo stonato, un’ombra di prete senza vigore», al massimo un filantropo o un funzionario.

«Un Prete donando Gesù Cristo, sul quale ha detto questo è il mio Corpo, non deve preoccuparsi più di sé, ma di Gesù Cristo e dei fedeli, al servizio dei quali dev’essere sempre sacrificato», senza rendicontare quello che fa e le ore di servizio.

Papa Francesco, con un linguaggio più iconico, ribadisce gli stessi temi quando rivolgendosi ai sacerdoti dice che «Il prete secondo il cuore di Dio, e saldo in Dio, è trafitto dall’amore per il Signore e per la gente». Non è un «ispettore del gregge», ma un buon pastore sempre in cerca delle sue pecore per le quali, talvolta, sa anche «lottare con il Signore» in ginocchio davanti al tabernacolo… Non difende le proprie comodità, non è preoccupato di tutelare il proprio buon nome,  ama la povertà, sia come libertà per il Signore sia come semplicità e austerità di vita.

Il cuore del pastore di Cristo – conferma san Vincenzo Grossi – conosce solo due direzioni: il Signore e la gente.

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