La cava da cui siamo state estratte: madre Ledovina Scaglioni (1)

Ricorre quest’anno il sessantesimo anniversario della morte di Madre Ledovina Scaglioni, un nome che evoca la storia di una vita singolare e di un governo rilevante, ambedue considerevolmente lunghi. La morte è avvenuta il 13 maggio del 1961, una data non trascurabile se si considera che si trova tra l’indizione (25 gennaio del 1959) e l’apertura (11 ottobre del 1962) del Concilio Vaticano II, e che nell’Istituto può essere considerata come uno spartiacque.

Madre Ledovina Scaglioni è morta carica di anni e di virtù. Da tempo era circondata da una solida fama di bontà e di santità, ed è solo in questa luce che si può spiegare la sua elezione a superiora generale, ancora poco prima della sua morte, per l’ennesimo mandato dal 1900, anche se la malattia e l’anzianità le impedivano ogni attività diretta di governo. Il suo carisma di madre, di confondatrice sarebbe stato inalterato anche se fosse morta senza alcuna carica: semplicemente e autorevolmente «madre emerita», carica cioè di meriti umani e spirituali.

Capitolari del 1958

Una figura poliedrica in se stessa e nell’Istituto e non è possibile riassumerne efficacemente la ricchezza in poche righe, per questo vogliamo in questa ricorrenza, evidenziare un aspetto, quello di confondatrice, un po’ sui generis a dire il vero, perché in ordine cronologico è stata la terza «superiora generale», chiamata a questo compito dopo quasi vent’anni dagli inizi della fondazione, quando non solo nel linguaggio comune, ma anche ufficialmente si parlava di Don Vincenzo Grossi e di suor Maria Caccialanza come dei Fondatori.

 

(Ne parleremo domani… Vi aspettiamo: scopriremo una figura davvero grande!)

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