L’attuale sistema economico è insostenibile! (Fratelli tutti 11)

Lo ha detto Papa Francesco pochi giorni dopo la presentazione della Fratelli Tutti, un grido d’allarme che diventa appello al senso di responsabilità di ciascuno, per un indispensabile cambio di rotta. L’enciclica lancia una energica e precisa critica al liberismo economico, considerato come la proiezione dell’individualismo più radicale, «che non ci rende più liberi, più uguali, più fratelli. La mera somma degli interessi individuali non è in grado di generare un mondo migliore per tutta l’umanità. Inganna. Ci fa credere che tutto consiste nel dare briglia sciolta alle proprie ambizioni, come se accumulando ambizioni e sicurezze individuali potessimo costruire il bene comune» (FT 105).

L’inganno di questo «virus» sta proprio nel farci credere che bene comune e individualismo possano pacificamente convivere. Ma è evidente che se le scelte dei singoli sono animate soltanto dalla ricerca del proprio interesse privato, il bene comune non solo non si costruisce, ma viene distrutto: i disastri ambientali, le ingiustizie sociali, gli squilibri economici tra nazioni sono lì a dimostrarcelo.

«Il mercato da solo non risolve tutto, benché a volte vogliano farci credere questo dogma di fede neoliberale. Si tratta di un pensiero povero, ripetitivo, che propone sempre le stesse ricette di fronte a qualunque sfida si presenti. Il neoliberismo riproduce sé stesso tale e quale, ricorrendo alla magica teoria del “traboccamento” o del “gocciolamento” – senza nominarla – come unica via per risolvere i problemi sociali. Non ci si accorge che il presunto traboccamento non risolve l’iniquità, la quale è fonte di nuove forme di violenza che minacciano il tessuto sociale» (FT 168).

La ricchezza è sempre più concentrata in pochissime mani: nessuno batte ciglio davanti al fatto che oggi 26 individui possiedono la ricchezza di 3, 8 miliardi di persone, la metà più povera della popolazione mondiale. Davanti a questo scandalo il papa riprende il tema dello «sgocciolamento» a valle del denaro dei ricchi come soluzione quasi automatica al problema delle diseguaglianze, contestandolo con forza. Dalle tasche dei moderni Paperoni non trabocca e non sgocciola proprio nulla per i poveri e l’enciclica – allo stesso numero – lo denuncia senza mezzi termini: “la speculazione finanziaria con il guadagno facile come scopo fondamentale continua a fare strage […]. Dobbiamo rimettere la dignità umana al centro e su  quel pilastro vanno costruite le strutture sociali alternative di cui abbiamo bisogno”. La finanziarizzazione dell’economia permette al 10% della popolazione mondiale di consumare il 90% dei beni; se tutti vivessero come noi – che siamo parte di questo sistema economico mortifero che vive sulle spalle di 6 miliardi di persone – sarebbero necessari 2 o 3 pianeti Terra. Il risultato devastante di questa ingiustizia sono 2 miliardi di individui che vivono con meno di 2 euro al giorno.

Pensare che il motore della crescita sociale sia l’accumulazione del capitale non è solo retorico, ma infondato e dannoso. Il capitalismo non è moralmente neutro, come qualcuno continua a sostenere. «Siamo di fronte all’imperativo morale, e all’urgenza pratica, di ripensare molte cose: come produciamo, come consumiamo, pensare alla nostra cultura dello spreco, la visione a breve termine, lo sfruttamento dei poveri, l’indifferenza verso di loro, l’aumento delle disuguaglianze e la dipendenza da fonti energetiche dannose», incalza Papa Francesco nel video messaggio inviato ai partecipanti a un evento digitale sul cambiamento climatico (Cfr. videomessaggio del Santo Padre).

Questo apparato finanziario sta stremando l’ecosistema mondiale. Carbone e petrolio non fanno più respirare il pianeta, esattamente come fa il covid con i nostri polmoni. Ci comportiamo con la Terra come quel poliziotto che uccise George Floyd impedendogli di respirare, che morì sussurrando «I can’t breathe, non respiro!».

«La società mondiale ha gravi carenze strutturali che non si risolvono con rattoppi o soluzioni veloci meramente occasionali. Ci sono cose che devono essere cambiate con reimpostazioni di fondo e trasformazioni importanti […]. Un’economia integrata in un progetto politico, sociale, culturale e popolare che tenda al bene comune può aprire la strada a opportunità differenti, che non implicano di fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, ma piuttosto di incanalare tale energia in modo nuovo» (FT 179).

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