All together now! (Fratelli tutti 1)

Lo scorso 3 ottobre, in Assisi, presso la tomba di san Francesco, papa Francesco firmava e donava alla chiesa e al mondo l’enciclica «Fratelli tutti», l’enciclica sulla «fraternità e amicizia sociale». Noi, come Redazione del blog, abbiamo pensato di dedicare proprio questo tempo di Avvento – tempo che ci prepara alla nascita di Gesù, venuto nel mondo per fare di tutti gli uomini una sola famiglia – alcune riflessioni suscitate dalla lettura dell’enciclica senza la pretesa di «commentare» il testo o di approfondirlo in maniera sistematica, ma semplicemente facendoci interrogare da alcune provocazioni insite in essa. Siamo certe che sarà gradito dai nostri lettori.

La terza enciclica di papa Francesco, «Fratelli tutti», esce nel tempo della pandemia, un momento di grande prova per tutto il mondo. Le sue indimenticabili parole durante la preghiera del 27 marzo in una piazza San Pietro stranamente deserta sembravano l’anticipo del suo contenuto: «Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti […]. Ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme. Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ‘ego’ sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli» (dalla meditazione di Papa Francesco 27/03/2020).

Sono mesi che non possiamo scambiarci un abbraccio, una stretta di mano, un bacio, un gesto fraterno. Mesi in cui siamo costretti a causa del virus a mantenere le distanze, a stare separati, in parecchi casi addirittura isolati. Tutte le nostre forme di contatto risultano alterate, snaturate, perfino fonte di diffidenza e sospetto. E proprio ora, anzi, mai come ora, abbiamo bisogno di riscoprirci «fratelli tutti», l’unica forma di vita che ha il sapore di Vangelo, di fare nostro l’invito «a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio, a una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o abita» (FT 1).

«Il Figlio di Dio è venuto al mondo per formare degli uomini una sola famiglia», dicevano le nostre vecchie Costituzioni al n. 66, richiamandosi a san Paolo. E paradossalmente, proprio un elemento negativo è venuto a ricordarci che «siamo avviluppati da una rete ineludibile di reciprocità, avvolti dalla veste di un unico destino. Tutto ciò che direttamente colpisce uno indirettamente colpisce tutti» (M L. King).

Papa Francesco osserva, vede e propone la via perché «di fronte a diversi modi attuali di eliminare o ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e amicizia sociale che non si limiti alle parole» (FT 6). Usciamo dagli orizzonti angusti dell’autosufficienza e del bastare a noi stessi, dalla frammentazione e dall’incapacità di agire insieme che l’esperienza della pandemia ha messo tanto in evidenza. Sempre le nostre costituzioni, al n. 67, ci richiamano che «soltanto per mezzo della carità si può formare di molte persone un cuor solo e un’anima sola». «Nessuno può affrontare la vita in modo isolato. Da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedo quello che non c’è. I sogni si costruiscono insieme! Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!» (FT 8)

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