La crisi della Vita Consacrata: occasione per una sfida al mondo (Il mondo rovesciato 2)

Quella che chiamiamo «crisi della vita consacrata» è una crisi molto eurocentrica.

Per molti istituti religiosi sorti con uno scopo caritativo, legato ad un bisogno sociale contingente, oggi si dovrebbe parlare non tanto di crisi ma di una vera e propria decadenza, legata alla chiusura delle opere, all’assenza di vocazioni, all’invecchiamento. Non è un fenomeno nuovo. Questi tramonti la Vita Consacrata li ha sempre ciclicamente incontrati nel corso dei secoli, ricorda don Forlai.

La fine di un istituto religioso non è necessariamente la fine di un carisma, questo può rinascere con germogli nuovi, dopo una stagione autunnale o invernale.

Secondo l’autore della conferenza, la vera crisi della Vita Consacrata in Europa è quella della fede, per questo chiede a che cosa crediamo nel segreto del cuore.

C’è una eclisssi, denuncia il relatore, della certezza della bontà del Vangelo, c’è una forma di occultamento della sequela, una sottile sfiducia che ne sia valsa la pena di scegliere per sempre la Vita Consacrata, fino al dubbio pratico che ci sia veramente una vita eterna.

È una sfiducia di fondo che nessuna statistica può registrare o rilevare. Come nessuna statistica può fotografare la santità che c’è tra noi.

La Vita Consacrata ha un futuro che, secondo l’autore, passa soprattutto attraverso la fede nella bellezza del Vangelo vissuto sine glossa, insieme alla disponibilità a perdere prestigio, potere, visibilità, e anche ritualità.

La rinascita della vita consacrata non è una operazione di chirurgia plastica, come un ridimensionamento, un accorpamento, una riorganizzazione, una funzionalizzazione delle risorse ancora disponibili, ma è ripristinare l’egemonia della Parola di Dio, passando dalle citazioni di circostanza al ragionare e scegliere con una mentalità evangelica, dai riferimenti scritturistici a ad assumerne i criteri.

Questa è la sfida che la Vita Consacrata può offrire al mondo, quella della follia di Gesù. «È fuori di sé», dicevano i parenti di Gesù nell’intento di riportarlo a casa, perché il suo modo di vivere, di parlare, di operare non erano sulla scia dei padri e dei maestri.

La follia maggiore di Gesù è stata quella di «spogliare se stesso», come scrive san Paolo ai Filippesi.

La sequela nella Vita Consacrata oggi può essere una riproposta nel tempo del suo spogliarsi, suggerisce don Forlai. Seguire Gesù e cercare la visibilità, l’efficacia, magari con la motivazione a fare il bene, non è lo stile del Vangelo. Ai carismi che rendevano nota e famosa la comunità di Corinto, la sapienza di Dio contrappone ciò che non brilla e non arricchisce.

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  1. Este artículo va de la mano con la elección radical de vida de Monseñor Voltolini, ingresando al Monasterio. .Preferisco el Paradiso – 04/12/2018-