«Eccomi, manda me» (Is 6,8)

Inizia il mese di ottobre missionario con una percezione nuova del mondo e della umanità, sicuramente diversa rispetto al tempo prima della pandemia.

Ci siamo dovuti rendere conto, forse nostro malgrado, che «siamo tutti nella stessa barca», anche se per il cristiano non è una scoperta consolatoria perché «mal comune mezzo gaudio», ma l’occasione per radicarsi nella verità che l’umanità è famiglia di Dio, che per Lui siamo tutti figli e fratelli e che Lui ha cura di noi. Spesso lo affermiamo come una formula del catechismo, ma è ora e tempo che la consideriamo come una realtà in cui siamo sostanzialmente inseriti a prescindere dalle nostre fedi e religioni, personali o comunitarie.

Se il dolore e la morte, l’insicurezza e l’incertezza del futuro e persino del presente ci fanno sperimentare la nostra fragilità umana, nello stesso tempo ci riconosciamo tutti partecipi di un forte desiderio di vita e di liberazione dal male, scrive il papa nel suo messaggio per la giornata missionaria mondiale 2020 (qui il testo integrale del messaggio). Questo contesto, continua il papa, è un invito ad uscire da sé stessi per amore di Dio e del prossimo, è una opportunità di condivisione, di servizio, di intercessione: è chiamata alla missione. La missione che Dio affida a ciascuno fa passare dall’io pauroso e chiuso all’io ritrovato e rinnovato dal dono di sé. La missione, la “Chiesa in uscita” non sono un programma ma è Cristo che fa uscire la Chiesa da se stessa.

Infatti.

Ogni scelta di vita, ogni situazione ricevono la chiamata di Dio «Chi manderò?» e diventano il «luogo» dove può nascere una risposta, libera e consapevole a tale chiamata che si percepisce solo nella fede in Gesù vivo.

Chiediamoci, suggerisce il papa, siamo pronti ad ascoltare la chiamata alla missione, nella vita ordinaria di tutti i giorni? La disponibilità interiore che fu di Maria, dei profeti e di Gesù stesso è molto importante per poter rispondere a Dio: “Eccomi, Signore, manda me” (cf Is 6,8). E questo non in astratto, ma nell’oggi della Chiesa e della storia.

L’essere tutti obiettivi potenziali di un virus malefico, lungi dall’aumentare la diffidenza e l’indifferenza reciproca, ci faccia più attenti alle relazioni in senso evangelico. E la preghiera, in cui Dio tocca e muove il nostro cuore, ci apra ai bisogni di amore, di dignità e di libertà dei nostri fratelli, come pure alla cura per tutto il creato.

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