Pagine di vita, racconti di un’anima (9)

Lodi, 15 ottobre 1896

«Per te lo studio non è lo scopo ma un mezzo per fare maggior bene», mi ha ripetuto più volte suor Maria Caccialanza prima di ripartire per Lodi per iniziare il nuovo anno di scuola. Non vorrei proprio dimenticarlo, non solo quando coronerò i miei sforzi con voti belli, ma soprattutto quando sentirò il peso della fatica ad apprendere e l’umiliazione che mi procureranno gli insuccessi. Li metto già in conto non per autolesionismo ma per poter essere pronta a farne motivo di maggior confidenza in Dio e per ricordare che già da questo momento sto facendo dell’apostolato. Mi ha detto il confessore che uno è pescatore non solo mentre è al largo a gettare le reti in mare, ma anche quando è seduto sulla riva a ripararle, o si dedica a mettere a punto la barca perché sia pronta per affrontare la navigazione.

Ed eccomi, tutti i giorni sui banchi di scuola insieme a giovani studentesse. Mi sento un po’ impacciata vicino a loro sia per la diversità d’età che per l’abbigliamento che non è monacale, ma sicuramente un po’ goffo e campagnolo.

Nonostante i miei timori e la mia timidezza, grazie anche a Taddea che conosce già le compagne di scuola, mi sto trovando abbastanza bene. Noi siamo partite in quattro ed ora siamo rimaste solo in due. Martina, appena iniziata la scuola, si è ammalata seriamente e non potendo essere curata da nessuna di noi, è tornata a Maleo. La giovane che si era unita a noi, quest’anno non è ritornata. Ora siamo Taddea ed io. La Direttrice della Scuola, i professori, a parte quello di matematica che ci guarda sempre tra l’ammirazione e la commiserazione, ci vogliono bene e hanno nei nostri confronti rispetto e riguardi. Infatti la Direttrice o per compiacimento o per concederci la possibilità di usare un solo libro in due, ci la lasciato nello stesso banco.

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