I «fioretti» del mese di maggio

Nella memoria di quanti non sono più giovanissimi, il mese di maggio è strettamente legato ai «fioretti». Sin da piccoli in famiglia o in parrocchia ci caldeggiavano questo esercizio per esprimere il nostro amore a Maria, alla quale tale mese è appunto dedicato. Fioretti erano piccole rinunce, sacrifici, propositi ma anche «impegni» presi con se stessi per vincere un difetto o per educarci ad essere attenti agli altri, soprattutto i più bisognosi… Era come una coroncina di «fiori» che ci si gloriava di poter offrire a Maria per dirle il nostro bene e il desiderio di diventare sempre più come il suo figlio Gesù.

Anche don Vincenzo era stato formato secondo questa pedagogia spirituale e le sue giornate erano intessute di tanti «fioretti», magari non sempre decisi a priori nella preghiera e nel raccoglimento (quelli sono rimasti riservati alla sua coscienza intima). Da sacerdote e parroco cercava di far tesoro dei frangenti, a volte magari spiacevoli o particolarmente impegnativi, che la quotidianità gli offriva per farne occasione di «fioretto».

Tra le testimonianze di quanti lo hanno conosciuto e frequentato (testimonianze raccolte nella Positio super virtutibus in occasione dei processi di beatificazione e canonizzazione), vi sono diversi aneddoti che hanno in sé lo spirito proprio dei fioretti (alcuni peraltro già noti ai lettori di questo blog) e che ci piace riprendere in questo mese e offrirli ai lettori con l’artificio letterario del racconto. Scopriamo un don Vincenzo «vicino» a noi nella sua umanità ma attento al suo cammino spirituale.

 

 

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