San Giuseppe e il Covid-19

In queste settimane particolarmente difficili, che non risparmiano a nessuno la prova e la fatica seppure a livelli diversi, ricordare san Giuseppe, nella festa liturgica del 19 marzo, è illuminante.

Dopo le parole Covid -19 e contagio, quella più pronunciata ed esorcizzata è la parola “paura”, perché siamo immersi, assediati, minacciati da un male invisibile.

La paura – è cronaca recente – diventa principio di fuga, di ogni fuga.

San Giuseppe nei racconti del Vangelo non ascolta la paura, che è il contrario della fede, non scappa, non cede all’amarezza, allo sdegno… Dà credito, si fida di Dio, il quale non lo toglie dalle difficoltà, ma gli è accanto e lo accompagna.

E puntualmente, ad ogni tappa, Giuseppe riceve un annuncio, che però è sempre parziale, una piccola rivelazione. Nei sogni ricorrenti, infatti, non ha la possibilità di fare domande ed avere spiegazioni…  Per muoversi non ha tutto chiaro, non vede l’orizzonte, ma accoglie la luce tanto quanto basta per fare il primo passo, ogni volta.

A noi abituati a programmare tutto fino al dettaglio, in questa situazione di imprevedibilità assoluta  che ci destabilizza, san Giuseppe dimostra che Dio non fa mai mancare la sua luce, quella che serve per orientarci nella direzione giusta e buona.

Deo gratias!

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