Dopo i primi fervori, la fedeltà

A Regona, don Vincenzo andò come parroco quando aveva solo 29 anni. Suoi fedeli alleati e collaboratori furono l’entusiasmo, la creatività e la forza tipici degli inizi e raccolse tante gioie anche pastorali, non ultima sentirsi dire che in dieci anni aveva trasformato la sua comunità in un «conventino».

Appena arrivò nella parrocchia di Vicobellignano, intuì che la nuova situazione sarebbe stata sicuramente più dura e meno gratificante rispetto a quella precedente. Rimpianse un po’ gli anni di Regona come si rimpiangono i tempi dei primi fervori: là poteva dedicarsi senza restrizioni di tempo alla preghiera, allo studio, all’accompagnamento spirituale dei fedeli, poteva curare le celebrazioni… Ma quei giorni erano passati «ed ora, – si diceva,– sono nella via della privazione».

Con lucidità, riflettendo sulla nuova tappa della sua vita e del suo ministero, scriveva: «I miei fervori di un tempo sono passati: ora sono in una via difficile, quella dell’acquisto di sode e massicce virtù. Ora ho bisogno di un sistema, di un certo ordine nelle pie osservanze, perché altrimenti il terreno conquistato tornerò a perderlo. Quindi fedeltà alle ispirazioni della grazia ed alle pie pratiche quotidiane, che il consiglio, o l’ubbidienza, o la mia  libera scelta mi hanno indotto ad adottare gradatamente. È qui che mi è necessario avere fedeltà. I doveri e le pratiche di pietà di un giorno sono le stesse degli altri giorni. È una promessa fatta a Dio. La coscienza mi rimprovera quando le ometto senza sufficiente ragione. Queste osservanze diventano come una condizione della mia perseveranza nel bene ed i canali ordinari della grazia di Dio in me. Il demonio sa tutto questo e conosce il valore della quotidiana fedeltà. Perciò cerca in tutti i modi di distaccarmene e di rendermi incostante».

Don Vincenzo riconosceva nell’esperienza personale e pastorale di Regona non un successo ma una tappa  necessaria per prepararsi a quella che stava affrontando, come succede nelle stagioni naturali o della vita umana. Ora era venuto il tempo della fedeltà pura e semplice. La fedeltà, infatti, è stata la roccia sulla quale ha costruito la sua vita e la sua santità, giorno dopo giorno, come un abile artigiano piuttosto che come un originale architetto.

Un edificio spirituale che dura nel tempo a gloria di Dio e nel quale noi sue figlie, lo  riconosciamo e lo invochiamo come padre secondo lo spirito.

Rispondi