«Ci trattarono con gentilezza» (Atti 28,2)

È l’esperienza narrata nel capitolo finale degli Atti degli Apostoli, vissuta da san Paolo e dalle 276 persone che erano insieme a lui sulla nave che naufragò a causa di una terribile tempesta di fronte alle coste di Malta. Tutti riuscirono a sopravvivere e vennero generosamente soccorsi dagli abitanti dell’isola. E  la loro l’ospitalità rivelò l’unità del genere umano.

È una storia di divina provvidenza e al tempo stesso di umana accoglienza. È quella che ci propongono le Chiese cristiane di Malta e Gozo, che hanno preparato il materiale per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno.

Le riflessioni e le preghiere si focalizzano sulla tragedia dei nostri giorni dei migranti e sul tema dell’accoglienza.

Ma che relazione c’è tra il fenomeno attuale della migrazione e l’unità ecumenica, scopo di questa Settimana di preghiera?

Apparentemente può sembrare una forzatura; l’attenzione è richiamata su questo tema per non rimanere prigionieri della fredda indifferenza e  per divenire, invece, «strumenti della provvidenza di Dio che ama tutti», e «testimoni di una straordinaria umanità» che cresce e si consolida nell’esperienza di unità che si crea, oggi come ieri,  tra quanti vengono soccorsi e i soccorritori.

Da alcuni anni in Italia i cristiani di diverse chiese stanno mettendo in pratica, l’accoglienza dei migranti particolarmente attraverso i «corridoi umanitari» promossi dalla comunità di Sant’Egidio, Federazione evangelica e Tavola valdese. «L’ospitalità – concludono i cristiani di Malta – è una virtù altamente necessaria nella ricerca dell’unità tra cristiani. […] La nostra stessa unità di cristiani sarà svelata non soltanto attraverso l’ospitalità degli uni verso gli altri, pur importante, ma anche mediante l’incontro amorevole con coloro che non condividono la nostra lingua, la nostra cultura e la nostra fede».

La Settimana di preghiera del 2020 possa rafforzare in tutti i credenti e in tutte le chiese la determinazione a vivere l’accoglienza, e preghiamo che, «praticando insieme la filantropia, cresca anche la comunione fra di noi, a gloria di Dio».

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