Celebrando il 50mo di Consacrazione Religiosa

C’era… e c’è ancora!

C’era una disciplina un po’ rigida per una ventenne poco incline ad essere ingessata.

C’era un abito religioso, lungo e nero, e c’è ancora, rinnovato ma un po’ démodé.

C’era una Regola, copertina nera e bordo rosso, fucina di santità, destinata a canoniche e cicliche metamorfosi.

C’era il Fondatore, padre nello spirito e c’è ancora, Santo da altare.

C’era un già e un non ancora, un percepito ed un velato, un incontrato e un non trattenuto… e ci sono ancora.

C’era  l’apostolato… nell’oratorio, in parrocchia, nel collegio, nella scuola, c’è ancora, ma come attitudine del cuore piuttosto che servizio sul campo.

C’era una inquietudine ad uscire verso l’inedito, fuori dalle sagrestie, oltre la soglia, oltre il muretto e c’è ancora.

C’era un sogno e c’è ancora, anche se a occhi aperti, ma sempre sogno.

C’era una rete e c’è ancora, seppure a maglie larghe.

C’era una fraternità e c’è ancora, perché i legami dello spirito non si estinguono né si revocano.

C’era un desiderio di felicità e c’è ancora ma per far felici gli altri.

C’era la primizia di una vita «consegnata» a Dio e c’è una vita vissuta, rimasta consegnata perché Dio mantiene le  sue promesse: «Ti farò mia sposa per sempre!»

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