Le Figlie dell’Oratorio nella Parrocchia «San Antonio de Padua» in Ciudadela (Bs As)

Riceviamo e pubblichiamo una «memoria» inviataci dal carissimo padre Giancarlo Rosati, frate minore della provincia di Assisi, che ha vissuto diversi anni in stretta collaborazione con le nostre sorelle missionarie in Ciudadela (provincia di Buenos Aires – Argentina), prima comunità missionaria. Un racconto fresco e, seppure di anni ormai lontani, molto vivo e particolareggiato. La vicinanza abitativa e la fraterna condivisione apostolica in cui si vennero a trovare le due comunità, delle suore e dei frati, hanno creato legami di sincero affetto e  di immutabile gratitudine che vogliamo esprimergli, in questa sede, a nome di tutte le figlie dell’Oratorio che lo hanno conosciuto e apprezzato.

Sono giunto nella Parrocchia «San Antonio de Padua» in Ciudadela nel gennaio 1974. Avevo 26 anni e solo pochi mesi di Ordinazione sacerdotale. Non conoscevo nessuno e nulla prima di giungere. La fraternità francescana era a Ciudadela dal 1950, richiesta dal Vescovo del luogo per assicurare l’assistenza spirituale ai numerosi immigrati italiani che avevano lasciato l’Italia subito dopo la seconda guerra mondiale in cerca di una possibilità di vita più prospera. Al momento la fraternità era composta da 3 francescani (P. Tarcisio Brozzetti, P. Bernardino Santini, Fr. Angelo Catalogna). Io venivo ad essere il quarto frate. Un aneddoto occorso dopo un mese che ero in Parrocchia dice bene la situazione in cui ero giunto. Stavo nell’ufficio parrocchiale quando sento suonare alla porta. Io ero senza l’abito francescano, dato il grande caldo umido a cui non mi ero ancora abituato. Era una signora anziana che mi dice: «quiero hablar con un padre» (voglio parlare con un padre); al che io: «yo soy un padre» (io sono un padre). Con un bel sorriso la signora mi risponde: «ma voi siete nu guaglione». Era napoletana! Napoletani, calabresi, siciliani, qualche veneto, insieme a tanti argentini figli di immigrati di altri tempi, argentini del nord del Paese, paraguaiani, boliviani… questo il popolo affidato alle cure pastorali della fraternità francescana. Si calcola che la Parrocchia contasse circa 50.000 abitanti. Intanto i frati avevano costruito una bella e capiente Chiesa, una scuola (Colegio San Antonio) che arrivò ad accogliere fino a 1.400 alunni (Asilo, Primaria, Secundaria).   

Veniamo alle Suore Figlie dell’Oratorio. 

Per quanto ne so, le prime 4 Suore sono giunte in Argentina, a Ciudadela nella periferia di Buenos Aires, nel febbraio 1966: Sr. Maria Storari, Sr. Carmela Di Lorenzo, Sr. Gemma Ferrari, Sr. Giuseppina Gnocchi. La loro prima abitazione fu assai precaria e povera, in stanze ricavate tra la chiesa e il «Colegio». Ma era anche un punto strategico in quanto comunicava direttamente con la Chiesa, e così le sorelle erano il volto che accoglieva la gente. Scomoda abitazione, ma quando i frati misero a disposizione della comunità delle Sorelle una casa-villetta, assai più comoda e riservata, sul lato opposto dell’entrata della Chiesa, le sorelle non ne furono entusiaste, specialmente Sr. Maria Storari, la quale temeva di perdere il contatto diretto con la gente, ma soprattutto perché la povertà della loro abitazione corrispondeva meglio al loro spirito missionario di consacrate. Questo dice bene la loro intenzione e atteggiamento: non cercavano la loro comodità ma spendersi per le numerose persone che affollavano la Chiesa e la scuola e rendersi per esse accoglienti. Sr. Maria Storari soleva ripetere che esistevano due tipologie di case di Suore: quelle tirate a lucido, ordinatissime, ma… vuote; e quelle con aria trasandata e con un certo disordine, ma… piene di vita, di gente, di amicizia. Naturalmente Sr. Maria e le sorelle preferivano di gran lunga questa seconda tipologia.

La nuova casa infatti era adiacente a quella che era diventata la «Guarderìa», un salone di recente costruzione, con cucina e refettorio per  bimbi bisognosi. Posso dire che questo salone era il luogo di molte ore giornaliere della vita e della fatica delle suore. Refettorio per molte decine di bambini, luogo di distribuzione di alimenti, di indumenti usati e ancora buoni, accoglienza di mamme per un conforto, un consiglio. Era la Caritas della Parrocchia, affidata alla comunità  delle Figlie dell’Oratorio, le quali in questo modo hanno potuto incarnare assai bene il carisma del loro Istituto, venendo incontro a infinite situazioni di emergenza per tante famiglie. 

«Las hermanitas» erano un sicuro punto di riferimento della Parrocchia e del circondario. In un programma televisivo a carattere nazionale che rilevava situazioni della nostra zona di Ciudadela, fu intervistata anche Sr. Maria Storari, la quale fu definita, per il servizio che prestava, una piccola “Madre Teresa di Calcutta”. Più piccola della più conosciuta suora, ma non più piccolo il suo cuore di donna e di madre. Le sorelle venivano a costituire, in qualche modo, la dimensione materna della Chiesa nella nostra Parrocchia, se così si può dire, come i frati quella paterna, con il loro apostolato di evangelizzazione e dono della grazia della vita sacramentale. Viene in mente quanto scrive San Paolo nella Prima Lettera ai Tessalonicesi, dove ci dà con poche parole, alcuni tratti della Chiesa. Per il tratto materno: “Siamo stati amorevoli in mezzo a voi,  come una madre (lett. nutrice) che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari”  (1Ts 2,7-8); per il tratto paterno: “Sapete pure che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, vi abbiamo incoraggiato e scongiurato di comportarvi in maniera degna di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria” (1Ts 2, 11-12). Ricordo con affetto e con nostalgia i tratti materni delle sorelle: la disponibilità, sollecitudine, accoglienza senza tempo di Sr. Maria Storari; il dolce sorriso di Sr. Carmela; l’umile prezioso e silenzioso servizio in cucina di Sr. Virginia, che non ha mai imparato lo spagnolo, ma quando pregava inginocchiata nei banchi in Chiesa era l’immagine della preghiera; l’entusiasmo delle Sorelle più giovani, Sr. Lina Spaltro, Sr. Rina Amaini, Sr. Stella Maris Rodriguez, Sr. Vittoria, sì perché il Signore ha benedetto la loro testimonianza evangelica con vocazioni argentine. Mi scuso se non sto a ricordarle tutte. Tanti i doni delle Sorelle, che, coniugati insieme, venivano a comporre, come in un mosaico, l’immagine e il carisma della Suora Figlia dell’Oratorio.

Naturalmente non hanno incarnato solo l’aspetto caritativo. Si sono impegnate pienamente anche nella evangelizzazione, specialmente nella catechesi ai fanciulli della Parrocchia. Più volte, di nascosto, mi sono intrattenuto ad ascoltare le catechesi di Sr. Maria Storari, la quale, pur con il suo spagnolo un po’ incerto, riusciva per un’ora a trattenere l’attenzione dei 30 fanciulli, che bevevano oltre alle sue parole il suo entusiasmo, la sua fede, l’amore per le loro anime. Appunto «trasmettervi  non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari». Quando poi si aprì ufficialmente il «Jardin de Infantes» (l’Asilo infantile) «Hermano Sol, hermana Luna», le sorelle ne sono state valide e affidabili direttrici. Così anche il servizio caritativo e pastorale insieme ai frati nel «Barrio» che si veniva costituendo proprio in quegli anni nel territorio della Parrocchia, per migliaia di famiglie provenienti dalle baracche della città di Buenos Aires, «scaricate» e dimenticate in nuovi edifici mal costruiti e presto fatiscenti, con pochissimi servizi primari, «Barrio» che ben  presto è diventato una emergenza sociale. Con Sr. Maria Storari vi ho celebrato (prima volta in quel luogo) la Messa della notte di Natale  in una scuola, insieme a una trentina di fedeli. Non avendo una statuina del Bambino Gesù, abbiamo baciato una bambina neonata che dormiva in braccio a sua madre.

Mi fermo qui. Non si può sintetizzare in parole quanto bene e quanta grazia di Dio è passata attraverso le mani e il cuore di queste Sorelle. Il nostro Dio non mette limite al bene, che come seme cresce e porta frutto. Non sta a noi raccogliere i frutti, ma solo seminare. Sono sicuro che le Sorelle che sono già nella casa del Padre gioiscono con tante sorelle e fratelli ai quali hanno testimoniato l’amore di Dio. In tutti è rimasta nel cuore la bellezza della vita donata per amore e la nostalgia per quei giorni, per quegli anni, che hanno costituito un «kairos», un tempo favorevole sotto tantissimi aspetti. Pensare solo alle giovani argentine che sono nel vostro Istituto, ma anche alla decina di frati argentini che hanno maturato la loro vocazione consacrata e sacerdotale proprio in quegli anni.

Grazie a voi Sorelle Figlie dell’Oratorio e coraggio.

A gloria della Santissima Trinità, in compagnia della Vergine Maria e dei nostri Santi e Beati.

 Fr. Giancarlo Rosati ofm

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  1. Padre Juan Carlos..me emociona tu relato…leyendo, veo como una hermosa película todos las secuencias en la parroquia San Antonio…mi Parroquia. La compañía de gente tan entregada en la vida comunitaria y apostólica ha dejado huellas imborrables en mi vida de Hija del Oratorio…la fraternidad vivida con los hermanos franciscanos y la vivencia de las y los primeros misioneros que trabajaron en Ciudadela,sin duda pusieron no solo los cimientos de ladrillos sino los sólidos cimientos de la Palabra de Dios acompañada de tanta caridad y espíritu evangélico.