Il sì per sempre di suor Daniela

Con gioia e di vero cuore accogliamo e pubblichiamo la lettera che suor Daniela ha inviato alla redazione del blog nell’imminenza della sua professione perpetua. È impregnata non solo di una sana e naturale gioia per la tappa che sta per raggiungere, ma anche di una consapevolezza alimentata dalla fede e dall’esperienza del Signore. Ringraziamo suor Daniela per questa condivisione e Dio perché «ci ha dato una sorella»!

«Guardate a Lui e sarete raggianti» (Salmo 34)

«Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna”» (Mc 10,29-30)

Cari tutti,

con gioia comunico che, a Dio piacendo, domani 7 novembre – festa liturgica del nostro fondatore San Vincenzo Grossi – farò la mia «professione perpetua» tra le Suore Figlie dell’Oratorio, ossia pronuncerò, davanti alla comunità e ai fedeli presenti, il mio «sì, per sempre» al Dio della mia gioia.

È un giorno importante per me, per la mia famiglia «naturale» e per tutte le Figlie dell’Oratorio, perché è il culmine di un cammino intrapreso diversi anni fa e, al tempo stesso, l’inizio di un nuovo cammino, sempre nella Sua direzione, ma con rinnovata consapevolezza e fervore.

Pochi giorni fa, una ragazza mi chiedeva: «Come si fa a capire che si è stati scelti da Dio? Cosa si prova? Ma soprattutto, che senso ha essere una persona consacrata, oggi?».

Non è facile rispondere «in poche righe» a queste «domande vocazionali», soprattutto se si ha l’impressione di non aver fatto nulla per «essere preferiti» a qualcun altro, anzi, piuttosto si ha la consapevolezza di essere fragili, limitati, deboli, incostanti. Posso, però,  riportare alcune frasi di San Vincenzo Grossi, che mi sostengono tuttora nel cammino e che suonano più o meno così:

  • Ciascuno ha una vocazione speciale.
  • Non c’è che il mio io che possa occupare quel tal servizio, quella tale occupazione.
  • Dio mi ama perché sono ciò che sono.

Queste parole, insieme all’avvicinamento quotidiano della Parola di Dio,  mi hanno accompagnato nel tempo della mia ricerca vocazionale, negli anni della formazione iniziale (aspirandato, postulandato, noviziato) e nel mio cammino di “giovane suora”. Già, perché solo alla luce di questa Parola e con sguardo di fede si può spiegare il motivo per cui una ragazza che a 24 anni ha in tasca una laurea in economia e un lavoro a tempo indeterminato in un settore coerente con i suoi studi, con prospettive di carriera, di autonomia e di guadagno molto esaltanti, un giorno «lascia tutto» e, nell’incomprensione e nella contrarietà di tanti, decide di camminare verso di Lui per una strada diversa dal «normale impegno parrocchiale vissuto da laica». E solo alla luce di queste parole si può spiegare il motivo per cui ella persevera di fronte alle prove di precarietà e di affidamento che iniziano, rallentano il cammino, e sembrano non avere un termine (alludo in particolare a seri problemi di salute che mi hanno avvicinato alla prospettiva della morte). Nessun merito, dunque, solo un’abbondanza di grazia e di misericordia!

Quando ancora non ero una suora e riflettevo su cosa dovesse caratterizzare un cristiano, mi rispondevo che il cristiano si deve riconoscere dalla gioia perché tutto, nel cristianesimo, è gioia, anche la croce (infatti c’è la resurrezione!). Incontrando l’Istituto delle Figlie dell’Oratorio ho trovato affinità con questa mia intuizione, in quanto San Vincenzo ha posto l’Istituto sotto la protezione di San Filippo Neri, il santo della letizia spirituale.

Tornando alle domande della ragazza su “come si fa a capire che si è stati scelti da Dio? Cosa si prova?”, provo a rispondere che sicuramente si prova una gioia intima, profonda, gratuita, difficile da spiegare perché è più semplice viverla. Una gioia che deriva dal sapere di essere amati gratuitamente ed incondizionatamente da Dio e che Lui si serve di tante mediazioni, eventi e circostanze per provarlo!

In forza di questa gioia, e sull’esempio di San Vincenzo definito «un prete contento», io vorrei essere «una suora contenta».

Oltre alle parole di San Vincenzo, guidano la mia vita anche i versetti che ho citato all’inizio di questa lettera, ossia “Guardate a Lui e sarete raggianti” (Salmo 34) e «Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna» (Mc 10,29-30).

Ecco, io credo a questa Parola perché  lo sperimento quotidianamente. Tutte le persone che ho incontrato nel mio cammino, da laica prima e da consacrata poi, ne sono la realizzazione: bambini, ragazzi, giovani, adulti, anziani, famiglie, sacerdoti, religiosi/e, sono il centuplo quaggiù che Dio ha promesso e dona a me e a tutti coloro che si fidano di Lui.

Dio è fedele alla sua promessa ed è «realista»: non nasconde, infatti, che, insieme al centuplo, quaggiù ci sono anche le persecuzioni, le tribolazioni, le difficoltà, le prove. Mi chiede solo di fidarmi di Lui perché mi  dà la forza di affrontarle! Allora la mia consacrazione nasce e vuole continuare da qui, da questa Parola che, insieme a molte altre, mi danno tanta forza, coraggio, gioia, serenità, pace interiore.

Ringrazio tutti coloro che, pur non conoscendomi, pregheranno per me per sostenere la mia vocazione tra le Figlie dell’Oratorio! Possa San Vincenzo Grossi intercedere per ciascuno che legge queste righe, e ricolmarlo delle grazie e delle benedizioni di cui ha bisogno.

Buon cammino a tutti!

Sr Daniela Sanguigni FdO

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  1. Una bellissima testimonianza di fede ,di gioia e di amore nel Signore. Grazie suor Daniela per averla condivisa. Un abbraccio

  2. Dio la benedica Suor Daniela,il Signore gli conceda forza e felicità per la sua strada …. prego per tutti voi.