Esperte!!!

Nel caso fosse necessario, noi suore saremmo in grado di dare la vita per una consorella? Metterci davanti a lei in una sparatoria, per proteggerla col nostro corpo? Una madre lo farebbe per il suo bambino, in modo quasi istintivo. E io, per una sorella in Cristo, sono disposta a dare la vita, a sacrificare me stessa perché lei possa vivere?

Certo, questo è un caso limite in cui speriamo di non doverci trovare mai, ma se ci pensiamo bene la nostra vita fraterna dovrebbe manifestare proprio questo, anche senza arrivare a situazioni estreme. E solo nell’esprimere questo può dirsi significativa. Altrimenti, il nostro stare insieme si ridurrebbe a una mera convivenza sotto lo stesso tetto, senza una condivisione reale e un coinvolgimento effettivo e affettivo di noi stesse nelle relazioni fraterne. Senza essere davvero nella linea del Vangelo.

Al n. 163 della Christus Vivit viene detto che «la tua crescita spirituale si esprime soprattutto nell’amore fraterno, generoso, misericordioso. Che tu possa vivere sempre più quella “estasi” che consiste nell’uscire da te stesso per cercare il bene degli altri, fino a dare la vita».

L’articolo 47 delle nostre Costituzioni evidenzia che noi Figlie dell’Oratorio siamo chiamate «a vivere con un cuore solo e un’anima sola in Cristo, educandoci a diventare esperte di comunione per confessare al mondo l’amore trinitario».

«Esperte»: parola assai impegnativa! Un esperto è uno che la sa lunga, che ha una grande competenza in una determinata attività o settore e che può, anzi, deve insegnare agli altri quanto sa. E noi siamo chiamate ad essere ESPERTE DI COMUNIONE! Che sfida! Che bellezza! I giovani potrebbero guardare a noi e intravedere quali strade percorrere per crescere nell’amore fraterno, per reagire col perdono e con la generosità, per alimentare il desiderio di fare comunità. Guardando al nostro modo di stare insieme, possano vedere sorelle che si stanno a cuore reciprocamente, che desiderano veder sbocciare l’altra e mettere a frutto i suoi talenti e la sua potenzialità, o, come dice l’articolo 50, consacrate che superano l’individualismo, le tensioni, i pregiudizi e le incomprensioni attraverso la spiritualità di comunione, che chiede la capacità di sentire la sorella nell’unità profonda del corpo mistico, come una che ci appartiene».

Dobbiamo riconoscere – dice Papa Francesco – che la fraternità rimane la promessa mancata della modernità. È la forza della fraternità la nuova frontiera del cristianesimo.

La vita religiosa – e con essa noi Figlie dell’Oratorio – ha la meravigliosa possibilità di attraversare questa frontiera, di rispondere all’urgenza di una chiesa fraterna, di riscoprire l’essenza dell’essere alla sequela di Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35).

«Lo Spirito Santo vuole spingerci ad uscire da noi stessi, ad abbracciare gli altri con l’amore e cercare il loro bene. Per questo è sempre meglio vivere la fede insieme ed esprimere il nostro amore in una vita comunitaria, condividendo con altri giovani il nostro affetto, il nostro tempo, la nostra fede e le nostre inquietudini. La Chiesa offre molti e diversi spazi per vivere la fede in comunità, perché insieme tutto è più facile» (C.V. 164).

Anche le nostre case possono continuare ad essere spazi comunitari aperti ai giovani, in cui possano trovare donne che in Cristo si vogliono bene, che hanno a cuore il vedere crescere Gesù nell’altra, in una relazione sempre più intima e profonda con Lui e di conseguenza tra loro, libere da invidie, doppiezze e fini utilitaristici.  Come dice Enzo Bianchi: La chiesa, e in essa le comunità religiose, o è una fraternità oppure non è chiesa di Cristo!

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