La passione di… fare tutto il possibile per le giovani

Da circa tre anni mi trovo a far parte della comunità delle Figlie dell’Oratorio che, a Milano, collabora con l’ACISJF – Protezione della giovane. Due anni fa l’Istituto ha celebrato il centenario di tale collaborazione. Un secolo non è poco se si considera la brevità con cui, oggi, tante esperienze nascono e finiscono. Oggi, 2018, siamo ancora qui a prenderci cura delle giovani che chiedono di essere ospiti della Casa. I motivi della loro richiesta sono diversi:  studio (la maggior parte),  lavoro (in attesa di ….), disagio familiare (minori inviate dai Servizi Sociali del Comune). «Protezione della giovane» può suonare come anacronistico in una società che esalta la libertà sfrenata, il mettersi in mostra,  la  trasgressione dello sballo. Al contrario, sto capendo l’attualità di questa espressione in quanto, in maniera semplice, non impositiva, cerchiamo di proporre, di ricordare il bello dell’essere giovane donna a partire da ciò che una possiede ed è, anche se sempre migliorabile.                                      

È la prima volta, durante il mio cammino di Figlia dell’Oratorio,  che mi trovo in questa full-immersion a contatto quotidiano, con il mondo giovanile. Sicuramente, condividere, notte e giorno, il mondo delle giovani ospiti non è semplice. Non tanto per il molto «fare», che si potrebbe pensare sia richiesto, quanto per l’approccio, quasi personalizzato, che bisogna mettere in atto. Provenienze diverse, culture diverse, obiettivi diversi. Qui le ragazze arrivano, non le vado a cercare io;  ugualmente cerco di andare alla «periferia» di ciascuna attraverso l’ascolto (non solo delle parole), l’attenzione verso i loro interessi, le loro preoccupazioni, sempre con discrezione, senza la pretesa di sapere o di consigliare a tutti i costi. L’essere sempre in mezzo a loro, comunque, favorisce un tipo di relazione quasi «familiare», anche se per alcune non c’è consapevolezza di ciò perché non hanno un vissuto familiare comunemente inteso. 

Esiste, però dentro di me, un’inquietudine, una domanda e cioè quali sono davvero le loro aspettative al di là dello studio, del lavoro, del fidanzato (pure legittime). Non è la cartina  tornasole, ma la scarsa partecipazione ai (pochi) momenti formativi/orientativi che si propongono mi fanno chiedere: niente le interessa, o è la formula che non funziona più? È pur vero che un’opera come questa, che si realizza molto all’interno perché va garantito il regolare funzionamento della struttura, non offre molto spazio e tempo per uscire, e quindi va valorizzato il «come» ci sto in mezzo alle giovani: senza pregiudizi, senza tornaconto, con la passione di fare tutto il bene possibile, offrendo sempre una «Meta Alta», non con discorsi e raccomandazioni, ma con la vita.

suor Giuseppina Sgariboldi

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