Cuore aperto sul Sinodo (12)

I lavori dei circoli minori, suddivisi nelle varie lingue, proseguono alacremente. Il Sinodo vede la presenza di vescovi e uditori o uditrici giunti da ogni parte del mondo ed è significativo come ci siano temi o problematiche specifiche di alcuni luoghi, legati a contesti particolari, e altri invece che sono trasversali, che vengono percepiti ad ogni latitudine e longitudine. Uno di questi, e non è la prima volta che emerge, è quello della valorizzazione della donna nella Chiesa. «Esistono situazioni di emarginazione, che riguardano in particolare le donne, spesso ancora vittime di un maschilismo duro a morire». A denunciarlo è uno dei Circoli italici, e lo stesso fa uno dei circoli anglofoni, che si fa voce della necessità di «un maggiore contributo delle donne, delle famiglie e dei laici nella formazione nei seminari». Anche uno dei circoli di lingua francese sottolinea che «i giovani sono oggi particolarmente sensibili al fatto che la Chiesa non riserva tutta l’attenzione che dovrebbe alla questione femminile nel mondo. In alcuni contesti culturali, la donna è ridotta ad una condizione minoritaria», è la denuncia dei vescovi di questo circolo minore, secondo i quali «anche la Chiesa, pur valorizzando spesso le figure materne, sembra non abbia ancora preso pienamente coscienza che è venuto il momento che le donne e gli uomini nella Chiesa siano considerati veramente eguali sotto l’aspetto della responsabilità».

C’è un cammino ancora lungo da fare, non solo a livello di decisioni concrete, che di fatto non sono più procrastinabili, come indica quanto detto ancora da questo circolo: «La gravità e l’urgenza di questa questione giustifica la messa in opera nella Chiesa, senza più ritardi, di una riflessione larga e approfondita che possa affrontare i cambiamenti profondi e radicali che si impongono in questo ambito».

Ci è chiesto un cambio di mentalità che non è immediato, né tantomeno scontato e questo non riguarda solo gli uomini  (in particolare il clero), ma in primis le donne, che a volte sembra non credano a sufficienza nel valore del loro apporto e nella possibilità di far sentire la loro voce.

Anche a noi Figlie dell’Oratorio, nate per essere «umili collaboratrici dei parroci», è chiesto di interrogarci per cercare risposte a come dobbiamo incarnare oggi questa caratteristica specifica legata alla nostra missione e alla nostra presenza a fianco dei pastori. Probabilmente, collaborare con un sacerdote, oggi è molto diverso da un secolo fa, pur rimanendo invariato lo stesso desiderio di offrire e donare la propria vita. Ci è chiesto discernimento e capacità di metterci in ascolto dei segni dei tempi, per non rimanere con lo sguardo e il cuore rivolti al passato, ma attento al presente e proiettato sul futuro.

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