Cuore aperto sul Sinodo (9)

Non è sufficiente oggi aggrapparsi ai dogmi e alla dottrina e accontentarsi di dire a parole che bisogna seguire Gesù. Non saranno certo il senso del dovere, il dogmatismo o il moralismo a far cambiare direzione alle vite di tanti ragazzi che pare vivano benissimo anche senza di Lui.

La partita si gioca ad un livello più profondo e lo stile di vita di un vero cristiano può e deve essere un pungolo che esorta a chiedersi il perché uno dovrebbe seguire Gesù e vivere secondo il Vangelo.

Chi me lo fa fare?

Che cosa ci guadagno?

Ne vale la pena?

Nei lavori del Sinodo, Monsignor Gabriel Mbilingi, arcivescovo di Lubango (Angola), ha sostenuto che c’è urgenza di accompagnatori adulti soprattutto per far capire ai giovani che Dio e il suo progetto hanno l’ultima parola e non le loro fragilità e le loro paure. Dunque c’è bisogno di uomini e donne riconciliati con la loro debolezza, non ossessionati dal dover mostrare i muscoli e dall’ostentare la propria forza. Urgono persone che con la loro vita rispondano che sì, vale la pena giocarsi tutto per Cristo, che nel seguire Lui non si accumulano soldi e successi o guadagni facili, ma vale la pena stare con Lui, perché è l’amore ciò che sazia di più il nostro cuore, e Lui è l’amore.

Diceva il papa in Estonia che alcuni giovani hanno scritto in vista del Sinodo: «Non vi accorgete che nessuno vi ascolta più, né vi crede?». È indispensabile chiedersi il perché e non andare avanti a testa bassa a fare le cose di sempre, come se nulla dentro e fuori di noi fosse cambiato.

I giovani non sono più disponibili a prendere in considerazione una dottrina, fosse anche la dottrina cristiana, che sia solo una serie di precetti, sicuramente validi nel contenuto, ma incapaci di rispondere alle domande di senso di cui sopra.  Le nuove generazioni – come le precedenti, del resto – credono molto alla testimonianza di vita, e ne sono sensibili, soprattutto se questa viene dai giovani stessi, i loro compagni.

 

Rispondi