Quando suona l’ora di Dio… (3)

Venne per lui «l’ora di passare da questo mondo al Padre». Lo capiva dai dolori lancinanti che gli bruciavano l’intestino, ma anche dal volto perplesso del medico che era venuto a visitarlo, dalle suore che, accorse al suo capezzale, si allontanavano in lacrime. Cresceva dentro di lui la consapevolezza che la malattia non si sarebbe risolta.

Si doveva preparare all’ora di incontrare Dio, faccia a faccia. Don Ubaldo si avvicinò per comunicargli che, data la gravità delle sue condizioni, voleva amministrargli il sacramento dell’Unzione dei malati. Don Vincenzo gli rispose che quando sarebbe venuto il momento lo avrebbe avvisato e chiese di essere lasciato solo. Si raccolse in preghiera, quella del cuore, quella che aveva accompagnato la sua vita e lo aveva sostenuto nei momenti più difficili e delicati, una preghiera che le circostanze ora rendevano più pura e più vera.

Tacevano ormai tutte le voci esterne, quelle degli affari da portare avanti, delle questioni in sospeso e da risolvere, degli impegni rimasti incompiuti, della casa e di quanti vi erano presenti, e anche quelle interiori… Ora era davvero pronto a sentire scoccare l’ora che Dio aveva pensato esclusivamente per lui, quella per la quale aveva speso la vita, come servo fedele e vigilante.

Per le vergini prudenti allo scoccare della mezzanotte si aprì la porta ed entrarono con lo sposo per la festa di nozze. Erano le h 21.45 del 7 novembre del 1917 l’ora in cui lo spirito di don Vincenzo attraversò la soglia della porta che Dio gli aveva spalancato perché entrasse «nel suo gaudio».

 

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