Beati gli operatori di pace

Ieri sera, mentre programmavamo la pubblicazione del post preparato da suor Katia, abbiamo appreso la notizia della morte del papà. Non possiamo pertanto leggere  la riflessione preparata da lei senza unirci al suo dolore in questo momento di distacco. Desideriamo esserle vicino con la preghiera e con un caro e fraterno abbraccio che vorremmo raggiungesse anche la mamma, le sorelle e i familiari. 

 

 «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9)

«Cristo è la nostra pace», afferma S. Paolo nella sua lettera agli Efesini (2,14): questa solenne verità a volte però non ci basta, non ci soddisfa pienamente, forse la invochiamo nel momento di maggior desolazione più come desiderio che non come certezza. Oggi viviamo in un mondo in cui la pace sembra essere diventata un bene prezioso, offerto a pochi eletti, un sogno poco realizzabile, per alcuni un’utopia, eppure Gesù ce l’ha promessa indicandoci tutti gli strumenti per raggiungerla, come dice il Vangelo e come ci ricorda Papa Francesco nella sua ultima esortazione apostolica Gaudete et Exsultate.

 San Vincenzo Grossi diceva che la pace viene turbata da disgusti e da vani desideri: spesso, infatti, confondiamo la pace che il nostro cuore desidera con una vita senza problemi, senza pensieri fastidiosi, senza avere accanto quelle persone che vogliono essere superiori a noi o che ostacolano la serenità in vari modi. La pace che viene da Dio non è la pace che il mondo ci dà (Gv 14,27): non ci basta dormire sonni tranquilli o ritagliarci del tempo libero per essere nella pace, non ci basta incontrare gente che ci sorrida o che ci dia ragione. Abbiamo bisogno di trovare la vera pace che viene dal profondo di noi, perché solo lì troviamo l’Autore della pace. I Santi ci insegnano che la pace non è quella esteriore, quella viene dal di fuori: in mezzo a mille prove e sofferenze, i Santi hanno vissuto nella pace perché sorretti da una fede solida, da una volontà ferma nella sequela di Cristo, nostra pace!

Matteo colloca tra i beati coloro che sanno essere operatori di pace, perché saranno chiamati Figli di Dio. Chi vuole la vera pace, deve rimboccarsi le maniche per costruire intorno a sé la pace, per stimolare negli altri il desiderio di cercare quella pace che è nascosta dentro di noi e che diviene vera solo se è condivisa. Il Papa, come sempre, usa esempi di vita quotidiana che sono di una semplicità estrema per farci comprendere quanto il Vangelo sia la fonte della nostra gioia e della nostra realizzazione: le calunnie, le dicerie e le critiche non costruiscono la pace (GE 87). E non sono sempre gli altri a parlare male di noi. Quanti fraintendimenti ostacolano le nostre relazioni interpersonali! Quanti sospetti o paure ci impediscono di fidarci gli uni degli altri! Quanta arroganza ci fa sentire spesso su un gradino superiore rispetto a chi ci sta intorno! I pacifici sono fonte di pace, costruiscono pace e amicizia sociale… e non escludono nessuno, ribadisce il Papa (GE 88-89).

Il nostro Fondatore aveva sintetizzato bene la settima beatitudine: gli operatori di pace sono coloro che sono in pace con Dio, sono in pace con il prossimo e che procurano pace negli altri. Se da un lato dobbiamo coltivare la relazione con Colui che ha voluto donarci la grazia della sua pace (attraverso la preghiera, l’ascolto della Parola, la frequenza ai sacramenti…) dall’altro sta a noi scegliere di essere operatori di pace nei gesti quotidiani, nelle parole che usiamo, nelle varie occasioni che la vita ci offre senza tralasciare i sentimenti che proviamo verso gli altri. Non è superflua la sottolineatura del Papa a non escludere nessuno: ci sono persone capaci di farci perdere la pazienza, di produrre in noi atteggiamenti negativi, ma anche di fronte alle peggiore provocazione la risposta sta a noi e a quanto viene fuori dal nostro cuore. P. Pio da Pietrelcina diceva: «Semina la gioia nel giardino di tuo fratello: la vedrai fiorire nel tuo»: sono certa che questo vale anche per la pace. Se cerchiamo la pace solo per noi stessi, resteremo soli e amareggiati; se seminiamo pace intorno a noi, costruiremo relazioni di fraternità che conducono ad un bene (ci si augura reciproco) che ci rende fratelli. Ecco la motivazione di questa settima beatitudine: Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Accettare il prossimo, simpatico o antipatico, ricco o povero, intelligente o limitato, amarlo e servirlo come un vero amico è la grande sfida che il Vangelo ci lancia e che farà di noi fratelli in Cristo, felici e pacifici.

(suor Katia V.)

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