Sono solo parole?

Iniziamo con questo post – di introduzione generale – una lettura a più voci dell’esortazione apostolica di papa Francesco «Gaudete et exultate».

Il Papa con questa esortazione si preoccupa di indicare le strade da percorrere per essere santi e suggerisce, tra le altre, le Beatitudini, passandole in rassegna una per una.

Anche san Vincenzo Grossi riconosce alle Beatitudini lo stesso compito, per cui cercheremo di raccogliere dalle parole del Papa e di san Vincenzo alcune luci per vivere la santità da Figlie dell’Oratorio. Le riflessioni sulle Beatitudini, molto personalizzate, sono frutto del contributo di diverse sorelle alle quali diciamo il nostro grazie di cuore.

Non ci limiteremo però alle otto beatitudini; nel tempo approfondiremo alcuni passaggi dell’esortazione così come già fatto per Evangelii Gaudium.

«Se vuoi costruire una nave non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si metteranno subito al lavoro per costruire la nave» (Antoine De Saint Exupéry).

Francesco, con le sue esortazioni apostoliche, sembra proprio voler risvegliare nei fedeli la sete e la nostalgia del mare sconfinato, cioè di Dio. Non è un caso che il filo rosso che accomuna i titoli e i contenuti dei suoi documenti sia la gioia:

la GIOIA del Vangelo, la GIOIA dell’amore, RALLEGRATEVI ed ESULTATE.

Come a ricordarci che l’incontro con la buona notizia, quando è veritiero e autentico, mette in movimento, accende una scintilla, gonfia le vele, dà gioia. È questo il «ma prima» della citazione di Saint Exupery, il presupposto per mettersi all’opera.

Quando nel nostro cuore si risveglia la nostalgia del mare vasto e sconfinato, non è più il senso del dovere a muoverci per costruire una nave e prendere il largo, ma il desiderio del mare stesso. Così è per la santità, di cui parla la Gaudete et exultate: non è il risultato della nostra buona volontà o della nostra bravura nel seguire la legge, magari divina, ma la risposta – che sgorga dal cuore e data nella concretezza della vita – all’incontro con la gratuità dell’amore. La santità è un dono prima che una conquista. Un dono che, come la nave che vuole solcare il mare, va costruito, non tanto per essere fedeli a una regola o per obbedire a degli ordini, quanto per rispondere all’anelito profondo di non accontentarsi «di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente» (GE 1).

La santità vince le paure e i calcoli, la necessità di trovare luoghi sicuri. Il santo è una persona appassionata che non sa vivere nella «mediocrità tranquilla e anestetizzante» (GE 138). Il santo sa che «Dio è sempre novità, che ci spinge continuamente a ripartire e a cambiare posto per andare oltre il conosciuto, verso le periferie e le frontiere» (GE 135).

Attraverso le parole del Papa, pare di ascoltare ancora una volta la voce di San Vincenzo, che incalza: «La via è aperta. Che cosa state aspettando per andare? Che cosa vi manca per mettervi in viaggio e passare all’altra riva? Perché indugiate? Forse si è spenta in voi la nostalgia del mare lontano e sconfinato?»

Con l’aiuto di Vincenzo e Francesco, «torniamo ad ascoltare Gesù, con tutto l’amore e il rispetto che merita il Maestro. Permettiamogli di colpirci con le sue parole, di provocarci, di richiamarci a un reale cambiamento di vita. Altrimenti la santità sarà solo parole» (GE 66).

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