Venerdì santo: che giorno è mai questo!

Un «Poema» per il venerdì santo negli scritti di san Vincenzo Grossi

«Quanti furono, quanti saranno quaggiù,

a tenere lo sguardo fisso in quel fatto, a quel giorno?

E che cosa avvenne?

Che mistero si è compiuto

per il cielo e la terra,

fra l’uomo e Dio?…

Che avvenne?

Domandatelo al sole che in pieno meriggio si oscura,

chiedetelo al mare sconvolto dalla tempesta, alle rupi che si squarciano

e al terreno che mi vacilla sotto i piedi…

 

Che avviene?

Che cosa di eccelso, di indimenticabile avvenne?

O è Dio che soffre o è il mondo che si scioglie!

Di qua sento un popolo che portato al delirio impreca su di sè il sangue dell’innocente,

di là questo sangue imprecato scorre a pura salvezza:

di qua la malizia  umana freme di gioia compiendo il più crudele dei delitti;

di là la giustizia di Dio già avanza e fa nuova ogni cosa.

 Guardo a Gerusalemme e vedo aprirsi le tombe, rivivere cadaveri

e correre per le strade,

ed i discepoli impauriti fuggire

e le pie donne che piangono ed i soldati che scendono battendosi il petto.

Guardo la cima del Calvario,

e qui trovo la vittima già esangue che è spirata sulla croce…

 

Ed ecco il cielo si rasserena, la natura si placa.

Redenta è l’umanità, salvo il mondo,

pace, amore, carità, perdono, nuovi riti, nuove  speranze,

 e l’uomo diventa figlio di Dio, ed il cielo diventa nostra patria.

 

Oh Dio, che cumulo di misteri!

Che giorno è mai questo!

Sono trascorsi 18 secoli, eppure ogni anno

 l’animo si commuove profondamente nel ricordarlo».

Rispondi