In Paradiso bisogna arrivare stanchi e… non soli!

Don Vincenzo aveva camminato tutto il giorno spostandosi di casa in casa per le annuali benedizioni pasquali. Regona aveva pochi abitanti, ma il territorio su cui si sviluppava il paese era molto vasto per la presenza di numerose cascine.

Al sagrestano, che ansimava dietro di lui mugugnando che era troppo quello che stavano facendo, don Vincenzo, fermatosi all’improvviso e guardandolo dritto in faccia, senza preamboli disse: «In Paradiso bisogna arrivare stanchi e non soli!». Il sagrestano sorpreso per la fermezza del tono, da quel momento tenne la bocca chiusa, ma non cambiò idea sulla sua stanchezza.

«Eh sì!… – pensò – Don Vincenzo è uno di quei preti che si è fatto prete per il Paradiso e per portarvi anche i suoi fedeli. Ma io, povero sagrestano, che c’entro coi propositi del mio parroco?»… Era già arrivato all’esaurimento delle sue forze per quel giorno!

Che cosa dava invece tanta energia al parroco?

Don Vincenzo, come se il dialogo tra i due fosse stato reale e non solo interiore, intervenne ancora e disse, senza voltarsi: «La mia speranza è che tutti possano godere il massimo che la vita di fede offre, e mi sta a cuore che l’aspettativa di questo lieto fine aiuti i fedeli a vivere il presente con fiducia, perché il Regno di Dio è in mezzo a noi, anziché aspettare con rassegnazione che tutto passi».

Siccome il sagrestano conosceva un po’ la vicenda di don Vincenzo, sapeva anche che da questa sua idea non lo smuoveva nessuno e nulla. Non c’erano riusciti suo padre quando lui era ancora ragazzo, non i tempi bui che stava vivendo il clero cremonese, né le incomprensioni e nemmeno gli ostacoli che l’anticlericalismo paesano metteva in campo per intralciare il suo ministero.

Forse adesso il poveruomo incominciava a trovare una spiegazione per il comportamento del parroco: da una parte la speranza del Paradiso che lo attirava e dall’altra la fiducia in Dio che lo sosteneva.

Don Vincenzo, però, non era un prete disincarnato dalla vita quotidiana con le sue contraddizioni e fatiche, con i suoi desideri e progetti. Per questo parlava di una stanchezza che non avrebbe mai raggiunto la misura massima e, inserendosi nei pensieri del sagrestano, aggiunse: «Nel fare il bene non si può mai dire: basta, fin qui!».

Poiché intanto erano giunti all’ingresso della cascina. il sagrestano concluse tra sé che per don Vincenzo la speranza del Paradiso non era «si salvi chi può», ma «aiutiamoci per metterci in salvo più che possiamo». E salutò anche lui i contadini e le loro famiglie, con un largo sorriso.

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