Il peso delle… «ceneri»

Le ceneri nella Bibbia sono segno ora della fragile condizione umana ora di conversione e di penitenza. Abramo, rivolgendosi a Dio, si considera “polvere e cenere”, e lo afferma  pure Giobbe con senso di estrema prostrazione; il re di Ninive, quando decide di cambiare vita, abbandona il trono e si mette a sedere sulla cenere, Giuditta, in segno di penitenza, invita tutti a cospargersi il capo di cenere.

Fin qui il primo Testamento. Gesù ha invitato più volte alla conversione, ma ha posto l’accento sulla sua inesauribile disponibilità a perdonare i peccati e a guarire quanti si rivolgevano a Lui con fede.

La liturgia del mercoledì delle Ceneri, sulla scia di questi significati dati alla cenere,  nel rito dell’imposizione, usa le parole “Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai” oppure “Convertiti e credi al Vangelo”. E tutti nel riceverle rimaniamo o rattristati per il richiamo all’inevitabile destino finale o disillusi circa la nostra conversione.

Enzo Bianchi suggerisce una nuova espressione, non per sostituire quelle in uso ma per dare un tocco di novità in linea con il magistero di papa Francesco: «I tuoi peccati pesano davanti a Dio come questa cenere sul tuo capo! Va in pace». Parole di immediata comprensione, che colpiscono al cuore e fanno guardare più a Dio che «si getta dietro le spalle tutti i nostri peccati» che alla nostra bassezza nella quale siamo aggrovigliati.

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