Un «Patrono» per preti… stanchi e demoralizzati

Ho ricevuto alcuni mesi fa lo scritto che pubblichiamo di seguito. Me lo inviava in via confidenziale e amichevole lo stesso autore, don Gianni. Lo aveva preparato su invito della Superiora generale delle Figlie dell’Oratorio per il Cittadino, quotidiano di Lodi, impegnato nell’anno del Centenario della morte di don Vincenzo Grossi e di Francesca Cabrini a pubblicare testimonianze sui due santi. In data 12 agosto il suddetto quotidiano lo ha pubblicato (non so se nella forma con cui l’ho ricevuto ed ora lo pubblico!) con un titolo davvero indovinato: Don Vincenzo Grossi, un patrono per preti stanchi e demoralizzati, titolo che adottiamo ora anche noi. Sento di dover ringraziare pubblicamente don Gianni non solo per il dono della sua testimonianza scritta, ma per quella passione e amore, devozione e affidamento totale alla protezione di don Vincenzo che sempre mi ha dimostrato da quando nel gennaio 2011 ho avuto la gioia di presentare il nuovo libro sulla paternità spirituale di don Vincenzo nella sua parrocchia di S. Agnese in Torino. Grazie, don Gianni!

Ritratto fatto dipingere da don Gianni Marchesi sul modello di una foto – pare autentica! – di V. Grossi e donato all’Istituto

Ho scoperto don Vincenzo Grossi in libreria: proprio così!
Da pochi mesi ero parroco nella zona precollinare – una zona bene – di Torino, dopo 10 anni come viceparroco al Lingotto nella periferia operaia della città. L’inserimento in una realtà così diversa aveva provocato in me una crisi profonda.
Capitato, quasi per caso, nella libreria San Paolo vedo il libro scritto dal cremonese Carlo Bellò: «L’umile pieve di don Vincenzo Grossi».
Un parroco come me! Inizio a leggere e don Vincenzo mi diventa amico.
Cosa mi aveva affascinato di lui? La sua santità feriale espressa in una carità pastorale fatta di capacità di «resistere» in una realtà parrocchiale ben poco gratificante.
Il Santo Curato d’Ars, il patrono dei parroci di tutto il mondo, aveva trovato nella sua piccola parrocchia una situazione difficile, ma poi tutto era cambiato e il suo impegno pastorale aveva ottenuto risultati davvero eccezionali.
Don Vincenzo Grossi, invece, si è donato alla sua gente con un amore totale, ma la risposta dei fedeli è stata scarsa e deludente. Ma lui non si è scoraggiato, non si è lamentato né ha chiesto al suo Vescovo di essere trasferito in un’altra parrocchia che gli desse più soddisfazioni.

Il volume di Carlo Bellò non è «agiografico» ma racconta tutto questo con rigore storico. Insomma: don Vincenzo da allora per me è diventato un esempio stimolante ma anche rasserenante. Nel giugno del 1979 ho scritto a suor Bianca Fantini, allora superiora generale delle Figlie dell’Oratorio, e il successivo 3 luglio sono andato a incontrare il Santo prima a Lodi, dove lui riposa tra le sue Figlie spirituali, poi a Regona la parrocchia dei suoi successi e infine a Vicobellignano dove per 34 anni è stato parroco di una santità umile e quotidiana.

Questi incontri con lui sono continuati negli anni più a Vicobellignano che a Lodi.
La parrocchia di Vicobellignano è una «terra santa» perché fecondata dalla fede di un prete che con serenità ha accettato di essere il «chicco di grano che cade in terra e muore»!

Successivamente ho avuto poi la gioia di ospitare nella chiesa di S. Agnese in Torino, dove sono stato parroco per 38 anni, per due volte l’urna con il corpo del Santo e sono stati giorni di grazia per me e per la Comunità.
Questa «Peregrinatio» è stata preceduta da due pellegrinaggi dei parrocchiani prima a Lodi e poi a Vicobellignano.
Per noi preti, molte volte tentati di essere demoralizzati e stanchi per il ministero parrocchiale sempre più complesso, don Vincenzo è il patrono che ci vuole!
Invito i miei confratelli a conoscerlo: scopriranno un amico!

Don Gianni Marchesi

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  1. Ho incontrato “navigando” in internet questa riflessione/provocazione che credo non metta in discussione solo i preti ma anche, seppur in forma diversa, tutte le persone consacrate, soprattutto in questo tempo di crisi di identità, in cui un modello di vita religiosa è giunto al capolinea. Abbiamo il dovere di “ripensarci”, di ripensare al senso e al significato della nostra presenza nella chiesa… il Signore ci doni questa disponibilità di cuore!
    http://www.santalessandro.org/2017/11/il-ruolo-del-prete-e-ancora-necessario-dalla-festa-per-il-seminario-al-calo-delle-vocazioni-con-lo-sguardo-al-futuro/