Il trasferimento a Vicobellignano… ridisegno del progetto

Se la parrocchia di Regona aveva già recuperato stabilità nella pratica religiosa, il progetto di «fare qualcosa di utile a favore dei parroci per la gioventù» era appena abbozzato. L’obbedienza del Vescovo mi inviava alla parte opposta della diocesi!

Che ne sarebbe stato di queste «figlie» che, se pur piene di zelo, non avevano ancora la possibilità di essere autonome? Questo ordine del Vescovo, a cui non mi sarei sottratto, mi fece sanguinare il cuore. Quante notti insonni a pensare a «quelle terre del basso mantovano» che non solo non mi aspettavano, – i loro abitanti avevano infatti altri progetti -, ma per le quali non avevo nessuna aspirazione, se non quella di obbedire al Vescovo. Notti insonni anche per trovare il modo come comunicarlo  alle  piccole comunità. Si sarebbero disperse in balia delle richieste dei singoli parroci, o forse ognuna si sarebbe organizzata in autonomia, o qualcuna si sarebbe anche disciolta venendo a mancare il collante del mio accompagnamento e dei miei suggerimenti?

Con chi parlare dei miei interrogativi? Fu in quelle circostanze che incominciai a frequentare con assiduità e familiarità la canonica di don Pietro Trabattoni di Maleo, sacerdote che già conoscevo da tempo. Nella situazione in cui mi trovavo avevo bisogno di una persona di fiducia che mi aiutasse a capire che cosa il Signore mi stava chiedendo: se dovevo abbandonare l’iniziativa o se e come dovevo proseguire. Don Pietro mi fu vicino.

Raccontare i miei pensieri, i miei progetti mi aiutò, fu come una percorso di discernimento. Mi permise di capire fin dove ero legato al mio progetto e dove invece incominciava il piano che Dio desiderava attuare attraverso la mia persona. Non fu semplice, né immediato. Intanto si avvicinava la data del mio trasferimento.

Riunii le «figlie» a Maleo e comunicai che ero stato nominato parroco a Vicobellignano. La notizia era già trapelata e non le colse di sorpresa, ma ovviamente nei loro sguardi leggevo l’interrogativo: «E noi?». Assicurai che tutto continuava, perché al di sopra di tutti c’era il Signore e, se era opera sua quanto avevamo avviato insieme, l’avrebbe anche sostenuta. Ma chiedevo la collaborazione della responsabilità umana, e quindi comunicai che Angelina Cipelletti, residente nella casa di Maleo, sarebbe stata la «sorella maggiore» a cui fare riferimento. Tutte furono contente di questa decisione e della persona scelta perché era conosciuta ed apprezzata soprattutto dalle maestre Merlo di Regona. Da parte mia assicurai che periodicamente sarei tornato a visitarle per tenere le  conferenze, come sempre, e che sarei stato disponibile ad accogliere le loro visite. Come mi aveva suggerito don Pietro, aggiunsi che questo trasferimento poteva essere una occasione per diffondere l’iniziativa in un altro territorio della Diocesi e ci avrebbe dato la possibilità di verificarne la bontà e l’efficacia, a Dio piacendo.

Era l’anno 1883.

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