Maleo: un paese «privilegiato»

«(…) Raccontare la propria storia è indispensabile per tenere viva l’identità, così come per rinsaldare l’unità della famiglia e il senso di appartenenza dei suoi membri. (…) anche per prendere coscienza di come è stato vissuto il carisma lungo la storia, quale creatività ha sprigionato, quali difficoltà ha dovuto affrontare e come sono state superate. (…) Narrare la propria storia è rendere lode a Dio e ringraziarlo per tutti i suoi doni.»  (dalla Lettera Apostolica del Santo Padre Francesco a tutti i consacrati 2014)

Maleo è un paese della bassa lodigiana, situato tra le province di Cremona e Piacenza. In questo borgo antico – lo testimonia il suo bel castello – vi è un’agricoltura fiorente. I suoi abitanti, circa 3300, possono ancora godere di un ambiente tranquillo, lontano dai problemi dei grandi centri abitati e, grazie all’instancabile attività delle numerose associazioni (ProLoco, ArteVino, La Fenice, Auser, ecc.) possono fruire di tante iniziative sia culturali che di svago. La religiosità, oltre che dalle sue chiese, traspare anche dalla cura e dal decoro delle numerose cappelle votive con affreschi di immagini sacre, collocate nelle diverse vie del paese.

La storia di Maleo è stata segnata profondamente da due grandi figure di santi che hanno dato una svolta epocale al paese: il Venerabile Monsignor Pietro Trabattoni, parroco per molti anni, e San Vincenzo Grossi che, pur non avendo risieduto in questo paese, ha influito positivamente sulla sua vita sociale e religiosa.

Tutto ha avuto inizio con l’amicizia tra i due sacerdoti nata nella comune frequentazione della canonica di Pizzighettone intorno al 1870. Don Luigi, fratello di don Pietro Trabattoni, era vicario di don Giuseppe Grossi, parroco a Pizzighettone e  fratello di don Vincenzo che in quel periodo era vicario a Gera di Pizzighettone. A quei tempi, le vocazioni nel lodigiano erano numerose e i sacerdoti venivano prestati ad altre diocesi, secondo le necessità pastorali. Così avvenne per don Luigi Trabattoni che passò in aiuto alla diocesi di Cremona, in quella parrocchia confinante col territorio lodigiano. In questo modo don Vincenzo e don Pietro, per motivi di legami familiari, uno col parroco e l’altro con il vicario, ebbero l’occasione e l’opportunità d’incontrarsi spesso. All’amicizia seguì ben presto la stima reciproca e si sostennero vicendevolmente con carità e affetto sinceri nella loro opera a favore del Regno di Dio

A Maleo si diffuse ben presto la fama di don Vincenzo come di un eccellente confessore, di un predicatore esperto e di direttore spirituale molto profondo, tanto da suscitare nei giovani e nelle ragazze il desiderio di consacrarsi a Dio e al prossimo. Da parte sua don Vincenzo non si risparmiava di incoraggiare in questa scelta chi glielo manifestava.

Don Vincenzo volendosi prendere cura delle giovani dei paesi che venivano lasciate in balia di se stesse, preparò delle donne sensibili che, consacrate al Signore, si dedicassero alla formazione di queste ragazze, avvicinandole a Dio. Nel 1883 iniziò così a porre le basi del futuro Istituto, organizzando la prima casa a Regona (Cr), dove era parroco. Fra le prime suore vi era anche Maddalena Fadini, una malerina. Di lei si scrisse che era «una figlia autentica» di don Vincenzo, il quale voleva le sue suore obbedienti, povere, di preghiera ma soprattutto che fossero gioiose, dando loro come protettore San Filippo Neri (è tutto un programma!). Non voleva che portassero una divisa, per poter entrare in tutti gli ambienti ed essere di sostegno e aiuto, sia materiale che spirituale, alle ragazze avvicinandole a Dio Sommo Bene.

Le suore ben presto aumentarono, come pure le richieste dei parroci che cercavano di averle nelle varie parrocchie. Questi fatti convinsero don Vincenzo della necessità di avere una sede di riferimento per la piccola fondazione, una casa dove poter riunire le suore, incontrarle tutte insieme per la formazione e che fosse logisticamente un po’ centrale rispetto alle diverse comunità già aperte. Don Vincenzo acquistò a Maleo una casa chiamata il «Belvedere», e la organizzò non solo per le attività pastorali in aiuto alla parrocchia ma anche per l’accoglienza delle suore. Fu così che questo paese ebbe l’onore di ospitare, anche se molto povera, la prima casa generalizia. Naturalmente Maleo si pregiava di questa scelta, in cui non era estraneo Mons Trabattoni, anche perché quando don Vincenzo  riuniva o incontrava le suore a Maleo, consumava i pasti e pernottava nella canonica del parroco. La popolazione del paese corrispose con numerose giovani che si aggregarono al nascente istituto.

Nel 1887 don Vincenzo ricevette dalla Curia di Cremona l’ingiunzione a sciogliere la fondazione,  Accettò questo ordine doloroso in silenzio, pregando in ginocchio a lungo e alimentando la sua fede. Quando è il Signore che opera nelle persone e suscita desideri di bene, Egli stesso appiana la via pur in mezzo a tante difficoltà e sofferenze. Infatti, in seguito, il Vescovo che aveva grande stima di don Vincenzo, constatò l’importanza dell’opera e approvò la fondazione dell’Istituto Figlie dell’Oratorio. Alle suore che avevano intuito questa sofferenza don Vincenzo diceva che «le opere del Signore devono essere provate; se tutto andasse secondo i nostri gusti, che merito ci sarebbe? … Amate il sacrificio e poi … lasciate fare al Signore! Non abbiate paura degli ostacoli, siate sempre gioviali, questo è lo spirito con cui dovete operare». 

Negli anni della prova gli fu accanto sempre Mons. Pietro Trabattoni, che lo incoraggiò e lo sostenne. I due sacerdoti si aiutavano a vicenda sia dal punto di vista spirituale che nelle necessità materiali. Avevano persino lo stesso confessore. Li differenziava il taglio pastorale: don Trabattoni  era più attento alle problematiche sociali e don Vincenzo alla cura d’anime.
A Maleo le suore di don Vincenzo si dedicavano all’attività dell’Oratorio per la gioventù femminile e nella Scuola dell’infanzia, oltre che nella catechesi. Don Pietro aveva un grande sogno: aprire una casa per ospitare persone anziane sole e malate. Organizzata l’opera della «Piccola casa della Divina Provvidenza» strappò ed ottenne da don Vincenzo che alcune suore prestassero servizio in questa attività anche se non corrispondeva allo scopo dell’istituto a cui aveva dato vita.

Grotta di Lourdes costruita nel giardino della casa Divina Provvidenza

Ancora oggi questa struttura è attiva e funzionante, una vera benedizione per  Maleo, ma da qualche anno a causa della diminuzione di vocazioni, le suore hanno dovuto lasciare a malincuore il loro servizio.

Maleo, però, ha il privilegio di avere un’altra comunità di suore, quella appunto che risale alle origini. Qui  le suore, sono presenti ed attive, e custodiscono la memoria di un evento degli inizi che ha segnato lo sviluppo successivo dell’Istituto. Nel 1901, dopo la morte della superiora generale Suor Maria Caccialanza, don Vincenzo riunì in questa casa un gruppo di suore, che dopo aver fatto gli esercizi spirituali, nella preghiera e nella riflessione, elessero la nuova Superiora Generale, suor Ledovina Scaglioni indicata da don Vincenzo a condurre l’Istituto, nonostante la sua giovane età.

Tra gioie e fatiche, l’Istituto continua la sua opera nello spirito di San Vincenzo e qui a Maleo è presente con le suore che collaborano in Parrocchia, nell’Oratorio, nella Scuola dell’Infanzia e anche nell’assistenza spirituale ai pazienti della «Piccola Casa della Divina Provvidenza».

Sulle orme di San Vincenzo vogliamo proseguire il nostro cammino con giovialità!

Grazie San Vincenzo per il tuo sostegno e la tua guida! Ti vogliamo bene.

Le tue figlie di Maleo

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