Interferenza o conferma di un pieno riconoscimento?

I santi non si «possiedono» mai del tutto. Conoscerli è una scoperta continua delle «grandi opere che l’Onnipotente compie» in essi. La lettura del post sullo spirito di iniziativa di don Vincenzo ha permesso ad una sua figlia di cogliere anche nelle apparenti correzioni apportate da mons. Bonomelli al primo testo delle Costituzioni la conferma della grande stima del presule nei confronti del suo presbitero. La pubblichiamo come un omaggio filiale a don Vincenzo.

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Ho sempre considerato le aggiunte scritte di proprio pugno dal Vescovo Bonomelli al testo delle prime Costituzioni, che don Vincenzo gli aveva consegnato per l’approvazione, una indebita interferenza. Si tratta infatti non di correzioni, né di integrazione di contenuto, ma di precisazioni, come quelle del maestro che, non volendo dare all’alunno la soddisfazione di aver fatto un lavoro perfetto, per rimarcare la propria autorità, per pura gratuità apporta alcune correzioni, che non sono né di contenuto, né di forma.

cost-1901L’aggiunta, che ho sempre faticato ad accettare, riguarda le prime righe scritte sul margine destro del testo (vedi foto): «Tutti vedono e deplorano i pericoli grandi a cui trovasi esposta la gioventù….»..

Riconosco che probabilmente ero condizionata in questa lettura dai fatti storici che tutti conosciamo: il richiamo a desistere dalla fondazione di un istituto religioso apparso qualche tempo prima, il 22 gennaio 1897, come decreto in margine alla lettera pastorale del vescovo «Segni dei tempi», (l’esame attento del documento ha rivelato successivamente non essere stato iniziativa del vescovo, ma frutto dell’elaborazione del canonico cancelliere della curia), fatto, questo, che aveva creato non pochi problemi a don Vincenzo e allo sviluppo della sua iniziativa.

Ora però, leggendo il post che parla dello spirito di iniziativa di don Vincenzo, mi si è accesa una luce che mi permette di comprendere il vero intendimento che guidava la mano del Vescovo nel tracciare quelle parole. E la prospettiva si è completamente ribaltata. Altro che mortificare! Quelle righe a mano del vescovo sono un ulteriore elogio alla persona di don Vincenzo.

Mons Bonomelli aveva una conoscenza diretta del suo presbitero e dello zelo da cui era animato, voleva pertanto in questo modo rendergli omaggio, riconoscergli  che non era rimasto alla finestra a osservare i problemi che stavano avanzando, che non si era attardato in analisi socio-pastorali, ma che era sceso in campo, rimboccandosi le maniche per primo.vignetta Tutti avevano davanti agli occhi i problemi che colpivano la gioventù, ed era di comune retaggio riconoscere che bisognava prenderne le distanze, ma operare di conseguenza a quanto visto e deplorato, questo era ora una prerogativa di uno solo, di don Vincenzo che, docile all’ispirazione dello Spirito, era passato dall’osservazione all’azione. Lo Spirito aveva potuto agire in lui perché aveva trovato un cuore aperto, sensibile  e  generoso e una mente lucida, concreta e volitiva. Ecco allora che il vescovo, con quell’appunto introduttivo alle Regole che dovevano essere trasmesse alle suore, glielo riconosceva ufficialmente.

Questo è per noi Figlie dell’Oratorio una eredità morale e spirituale tanto preziosa quanto impegnativa.

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