Quale eredità?

 

festa-s-vincenzo-2016Pubblichiamo alcune riflessioni che don Riccardo Agosti ha voluto condividere con noi, facendosi portavoce di tutti gli «Amici dell’Acquedotto» che hanno vissuto con intensa partecipazione i vari momenti celebrativi in onore di san Vincenzo.

In queste ultime settimane la comunità dell’Acquedotto Felice di Roma si è interrogata più volte su quale eredità san Vincenzo oggi lascia a chi lo «incontra» attraverso la testimonianza e la condivisione della vita delle suore dell’Istituto da lui fondato.

La Giornata Missionaria Mondiale celebrata lo scorso 23 ottobre ci ha permesso di accogliere, nel ricordo del primo anniversario della canonizzazione, un tratto della santa quotidianità di don Vincenzo: restare al proprio posto, in obbedienza al disegno di Dio, ma con il cuore e la mente aperti sul mondo.

dscn0532-640x480Lo sguardo missionario di dscn0632-640x480don Vincenzo, fatto nostro visitando i luoghi che a Roma ricordano il passaggio e il martirio di san Paolo, Apostolo delle genti, ci ha permesso di interrogarci  sul nostro sguardo missionario, a volte segnato da sapore turistico, collezionismo mondiale, appagamento affettivo, benessere relazionale o dal coronamento lavorativo e forse anche dal volontarismo, che fa star bene. Queste motivazioni, diffuse a tutti i livelli, hanno bisogno anzitutto di un cuore e una mente che non solo sappia organizzare, ma soprattutto portare e unire nel ricordo, che si deve fare preghiera per chi crede, di tutti popoli, anche di quelli che attirano poco l’attenzione del mondo, dove comunque la povertà umana e spirituale trova strada. Al ricordo occorre affiancare la conoscenza culturale che non fa a meno dscn0639-640x480della storia e dei monumenti, ma sa lasciarsi provocare dalle tradizioni dei popoli, i loro usi e costumi che spesso non hanno nulla da invidiare, anzi hanno da consigliare, all’occidente e all’oriente autosufficiente. Quando trovano spazio nella vita queste cose, allora può venire il tempo anche di una visita arricchente perché caratterizzata da accoglienza e condivisione reciproca. Si va per stare, non solo per vedere, e per ricevere, non solo per prendere. Può venire il tempo per una visita che si prolunga nei tempi e allora diventa tempo della missione alla quale alcuni sono chiamati.

dscn0541-640x480Un credente alla base di tutto questo cosa vede? Vede in sé e nei fratelli la presenza di Cristo che vuole raggiungere ma che anche attende, che vuole essere portato ma anche accolto, che vuole essere in tutti e per tutti.

Allora rimane un ultimo tempo, quello del custodire, rafforzare, annunciare e vivere tutto questo nel quotidiano, dove il Signore ci fa camminare, restando aperti ai vicini e ai lontani che magari, intanto, sono giunti fino alla porta di casa nostra.

Questo è stato il quotidiano vivere missionario di San Vincenzo: cuore e mente aperti sul mondo, preghiera e offerta per il mondo, e, senza andare troppo lontano, il mondo di casa nostra, soprattutto in casa nostra.

 

 

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