La famiglia di don Vincenzo

Le date significative nella vita di san Vincenzo si possono facilmente mandare a memoria: non sono molte. La sua esistenza, infatti, è defluita nella ordinarietà del tempo e dei luoghi. Di Lui facciamo memoria  principalmente di due nascite, quella alla vita terrena e quella al Cielo, la prima coincide anche con il suo ingresso nella grande famiglia della Chiesa, il battesimo.

Oggi, 9 marzo, ricorre appunto l’anniversario della sua nascita e del suo battesimo avvenuti nel 1845. È l’occasione per rivisitare, come in una galleria di ritratti immaginari, i membri della sua numerosa famiglia, alcuni  noti perché citati abbondantemente nelle sue biografie, altri più sconosciuti o totalmente ignorati.

Il padre, Baldassarre Grossi, figlio di Luigi ed Elisabetta Croci, è nato il 21 aprile del 1799 a Castelponzone (CR) – antico borgo medievale famoso per i cordai, lavoro che coinvolgeva un tempo intere famiglie ed oggi quasi scomparso – ed è morto a Moscazzano Cremasco il 7 agosto del 1870.

La madre, Maddalena Cappellini, figlia di Giuseppe e Angela Ferri, è nata il 17 gennaio del 1805 a Pizzighettone dove è anche morta il 6 gennaio del 1879.

Il loro matrimonio fu benedetto il 22 novembre del 1825 nella Chiesa di san Bassiano a Pizzighettone, la parrocchia della sposa. Per dieci anni risiedettero a Gera d’Adda,  dove nacquero e furono battezzati i primi cinque figli, quindi passarono a Pizzighettone, dove vennero alla luce gli altri cinque dei quali il penultimo fu Vincenzo. Baldassarre e Maddalena trascorsero insieme  45 anni e dalla loro unione nacquero:

Luigi Giovanni (1826 – 1827), Elisabetta Arcangela (1828 – 1895), Caterina Alberta (1829 – 1831), Luigi Stefano (1832 -1904), Rocco (1835 – 1840), Giuseppe Matteo (1837 – 1894), Rocco Demetrio (1840 – 1877), Clemente (1842 – 1887), Vincenzo (1845 – 1917), Pio Carlo Alberto (1848 – 1914).

Una famiglia allietata da tante nascite, ma anche segnata da tante morti premature, benedetta dalla presenza di due sacerdoti. In questo contesto Vincenzo è stato accudito e ha imparato a prendersi cura degli altri, ha ricevuto e ha imparato a donare, ha conosciuto la fatica e ha imparato a condividerla con gli altri, è stato amato e ha imparato ad amare.

La sua famiglia è stata come il grembo di Dio che lo ha generato al sacerdozio.

Rispondi

  1. Fare menoria della nascita e battesimo di san Vincenzo è fare memoria delle nostre radici, poter riconoscere, noi Figlie dell’Oratorio, da dove veniamo, dove si radica la nostra storia… San Vincenzo ci doni la grazia di essere grate alla sua storia e alla sua intuizione che ci permette oggi essere nella Chiesa al servizio del Regno! Buona festa della radici a tutte le Figlie dell’Oratorio e a tutti coloro che con noi condividono il carisma!

  2. 9 marzo 1845/ 9 marzo 2016: Un fiore che nasce; una vita che risplende! San Vincenzo nato in un paese “sulla strada”, ci lascia come impegno di camminare sulla strada. Verso dove? Lungo i sentieri che, giorno per giorno, ci indica lo Spirito.
    Concedi, Signore, a ciascuna di noi di non perderci lungo la strada ma, di saper essere come Vincenzo profeti “dall’occhio penetrante” (Nm 24) per vedere i bisogni della gente, oggi, e proiettarci nel futuro.

  3. Ritornare al Fonte Battesimale per ritornare alle fonti. Da lì è scaturita l’abbondanza di Grazia che ci ha donato San Vincenzo e la sua intuizione. Che ogni Figlia dell’Oratorio accolga, ancora una volta, questo grande, lungimirante e attualissimo dono per la Chiesa.