Correggere chi sbaglia (1)

ammonire-i-peccatoriÈ convinzione diffusa, oggi, che il singolo sia l’unico giudice di se stesso e che nessuno può intervenire nella vita dell’altro, soprattutto se non richiesto. Questa opera di misericordia, allora, può essere considerata ancora attuale e attuabile? Non ci sono dubbi che la risposta possa essere affermativa: continua, infatti ancor oggi il miraggio di  voler essere come Dio, padroni del bene e del male. Per praticare questa opera di misericordia occorre però un’arte, perché da azione negativa – correzione – diventi un’opera benefica.

Don Vincenzo non si improvvisò in questo esercizio, ma educò il cuore e lo sguardo a non fermarsi  al giudizio, né alla commiserazione, meno ancora a farsi prendere dall’indifferenza per non avere problemi.

A Vicobellignano don Vincenzo incontrò una indifferenza molto diffusa. Portò con fatica tutto il peso di questa resistenza dei suoi parrocchiani: lo affliggeva la loro ostinazione, scrive un testimone, ma non manifestò mai il desiderio di lasciarli in balia della loro sconsiderata decisione, perché irrecuperabili; si sentiva legato a loro, come Mosè al suo popolo, come un padre ai suoi figli. Lo sosteneva un principio pastorale che papasuggerisce sant’Agostino: «L’uomo, dunque, corregga con misericordia ciò che può; ciò che invece non può correggere, lo sopporti con pazienza, e pianga e gema con amore». Non approfittò delle sporadiche presenze dei suoi fedeli alla Dottrina o alla Messa per rimproverarli duramente e mettere  così a posto la propria coscienza. Attuò quest’opera di misericordia con fedeltà e insistenza. Non si astenne mai dalla sua responsabilità verso di loro, avendo cura che la sua parola nella confessione, negli incontri di formazione, nelle visite alle famiglie, nelle occasioni che si presentavano non suonasse ai loro orecchi come un giudizio, ma come una mano tesa, uno sguardo rispettoso, un coinvolgimento di fiducia, l’offerta di una ulteriore possibilità. Era molto attento all’uso delle parole, perché sapeva che possono creare barriere, mentre per lui dovevano essere veicolo di attenzione e di amore.

Tutta la sua predicazione, testimoniata dalle tracce e dalle omelie scritte, è in buona parte caratterizzata da ammonizioni ai peccatori, quelli, per così dire, dei peccati veniali come quelli dei peccati mortali, mettendo in guardia i primi dalla possibile assuefazione al peccato. I toni erano esortativi, le argomentazioni convincenti, non tralasciava di presentare esempi concreti di ravvedimento e di illustrarne i benefici spirituali e in alcuni casi anche materiali, senza nascondere le possibili conseguenze negative per chi fosse rimasto nelle proprie posizioni.

padre...Non ci sono testimonianze che parlano di sue iniziative mirate propriamente a correggere l’errore dei protestanti coi quali venne a contatto sempre a Vicobellignano. Sappiamo invece che volendo evitare che il confronto su temi di fede e di dottrina si trasformasse  in uno scontro frontale, percorse  un’altra via, quella della benevolenza, della cordialità, del rispetto, della apertura nei loro confronti. Non era sicuro dei risultati che ne sarebbero venuti, ma era convinto che con loro «la miglior correzione fraterna era l’esempio di una condotta irreprensibile», come suggerisce sant’Agostino, e l’esperienza di sentirsi amati come gli altri figli «rimasti» nella casa paterna. La scissione era avvenuta per incomprensioni e divergenze con il parroco precedente. Si trattava, allora prima di tutto, di ricomporre l’unità e per questo la sua preoccupazione primaria non fu quella di correggerli verbalmente ma di voler loro bene e che lo percepissero.

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  1. Il Maestro ha saputo sempre come arrivare al cuore delle persone e come aiutarle a camminare nella verità e nella libertà. Amare l’altro non significa solo volere bene, é soprattutto volere il bene dell’altro e nella fantasia dell’amore si trova la modalità per poter correggere l’altro liberi dal pregiudizio e dalla condanna. Che san Vincenzo ci doni la grazia di vivere quest’opera di misericordia secondo il cuore del Maestro a favore dell’altro e volendo il bene dell’altro.