La via è aperta: bisogna andare

Papa_Francesco_canonizzazioni39--676x433«La via è aperta: bisogna andare»: sono le parole di San Vincenzo pronunciate subito dopo aver ricevuto il sacramento dell’unzione degli infermi, qualche momento prima di morire, la sera del 7 novembre 1917.

Diventate il motto dell’Istituto, noi suore Figlie dell’Oratorio le interpretiamo come un invito a intraprendere e percorrere con decisione la strada della santità; strada che passa inevitabilmente da questa strettoia, che segna senza incertezze il vero punto di non ritorno per giungere al reale compimento della vita.

Se è vero che ciascuno muore come è vissuto, san Vincenzo affrontò santamente anche la morte, vedendola non come un muro invalicabile che segna la fine di tutto, ma come incrocio da attraversare per proseguire il cammino di donazione di sé e di affidamento al Signore. Le sue ultime parole «La via è aperta: bisogna andare» possono benissimo essere considerate come una sintesi efficace di escatologia e sono illuminanti per aiutare a vedere la morte, e di conseguenza anche la vita, da una angolatura diversa, con buona pace di Vasco Rossi che invece definisce l’ esistenza come «un brivido che vola via, un equilibrio sopra la follia”.

In una sua conferenza sul tema dell’abbandono in Dio, scrisse: «L’abbandono è lo stesso che rassegnazione? No; nell’abbandono c’è maggiore spontaneità e slancio. L’abbandonarci in Dio vale rinunciare a noi stessi, perderci e darci senza misura e senza riserva a Colui che deve possederci. L’abbandonarci è un passaggio dell’anima in Dio. Ci gettiamo in Lui come il bambino si getta sicuro in braccio alla madre». E proprio così visse e morì san Vincenzo, ovvero consegnato e affidato nelle mani di un Altro, senza appartenersi più, rinunciando a disporre autonomamente della sua vita – liberamente sì, ma non autonomamente – perché donata e non più appartenente a se stesso. Nella stessa conferenza, ancora scrive: «L’anima non ha altro a fare che credere, sperare e lasciar fare (a Dio)». Così facendo, «tutto le sembra buono, non avere nulla, o poco, o molto, comandare o ubbidire, ubbidire all’uno o all’altro; essere umiliata, dimenticata; mancare o essere provveduta; avere lunghi ozi o molte occupazioni; essere sola o in compagnia; essere consolata o arida e tentata, sana o ammalata, infermiccia o robusta, esser di sollievo o di peso alla Casa; vivere a lungo o morire presto e improvvisamente: tutto le va a grado».

Le ultime parole pronunciate da questo santo sono dunque quelle che suggellano definitivamente  il suo «Sì» a Dio, senza volgersi più indietro, il suo «Ecce venio» detto come risposta all’«Ecce venio» di Cristo e alla sua chiamata. Tutto in lui, si è realmente consumato in olocausto al Signore.

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  1. “la via è aperta: bisogna andare!” è una grande sfida. Spesso la via dove operiamo (penso a tante figlie dell’oratorio e ad alcuni laici) è larga e priva di ostacoli, spesso invece è irta come la scalata dell’Everest. Chi vive con i ragazzi e li accompagna nella crescita vorrebbe incontrare sempre la prima via. Invece, posso ringraziare voi Figlie di Vincenzo per avermi pungolato a non aver paura di spingermi sulla via irta, perché è aperta e quindi non si è soli.

  2. Che posssiamo anche noi come san Vincenzo vivere certi di essere “in buone mani” quelle del Padre che ci ama con amore di dedizione, con amore gratuito; con la fiducia dei bimbi liberi e sicuri, abbandonati e consegnati perché amati.

  3. “La via è aperta: bisogna andare” è un appello alla nostra santità la quale diventa “appello” ( in una società che poco vuol sentire di questo) alla santità di quanti incontriamo sulle nostre strade. San Vincenzo ci aiuti in questo cammino.